Politica

Il premier tra cinismo e incapacità

Non fa le riforme, ma qualcosa che, in politica, conta di più: conquista il potere pezzo dopo pezzo con la complicità del silenzio dei media e l'indifferenza degli italiani

Il premier tra cinismo e incapacità

Giorno dopo giorno, Matteo Renzi occupa sistematicamente, con i suoi amici e sodali - per lo più ragazzotte carine, tutte uguali e del suo stesso giro, che ripetono, palesemente senza averne capito il senso, le sue parole d'ordine -, enti e posti, accrescendo il proprio potere personale. Non fa le riforme, ma qualcosa che, in politica, conta di più: conquista il potere pezzo dopo pezzo con la complicità del silenzio dei media e l'indifferenza degli italiani. Ciò che non era riuscito al fascismo - impossessarsi di sezioni della società civile e delle istituzioni politiche, piegandole all'autoritarismo del regime - riesce alla «democrazia di un solo uomo al comando».

Quando avevo scritto che Renzi era un pericolo per la democrazia, non avevo evidentemente tutti i torti. Il ragazzotto fiorentino è incolto, furbo e cinico a sufficienza per mettere nel sacco chiunque gli si voglia opporre, contando solo sulle procedure democratiche (che lui ignora). Dopo aver stravolto la Commissione parlamentare per le riforme e conquistato la Cassa depositi e prestiti, dove ci sono i soldi, è la volta della Rai; che, per uno specialista nel raccontare balle, è preziosa.

Aveva promesso che avrebbe liberato la Rai dai partiti e ci è riuscito. Peccato che, ora, la Rai rischi di finire in bocca a un solo partito, quello di governo - una soluzione certamente peggiore, visto che i partiti erano almeno i rappresentanti di un Parlamento eletto, mentre lui non è stato eletto da nessuno. Lo ripeto. Se avesse un disegno, come aveva Mussolini, e le circostanze storiche gli fossero favorevoli, saremmo già al regime, data la sua scarsissima considerazione delle minoranze - alle quali fa volentieri lo sberleffo dopo averle ignorate o ingannate -, compresa quella del suo stesso partito, il Pd, conquistato con la balla della rottamazione della vecchia classe dirigente - che ora gli fa la guerra - ma, poi, pronubo della sua scorciatoia-scalata a Palazzo Chigi. A giudicare dai dati dell'Istat stiamo peggio di prima del suo arrivo al governo e addirittura ai livelli dell'immediato dopoguerra. E, con l'aria che tira, le prospettive sono tutt'altro che incoraggianti...

A che serve, allora, un governo, se non fa nulla di utile per il Paese? Diciamola tutta: non serve a niente. Tutt'al più, serve a soddisfare le ambizioni personali di chi lo dirige, palesi ogni volta che compare in tv. È finito in un posto più grande di lui e si vede: il salto da sindaco di una città, Firenze, a capo del governo è stato troppo forte per le sue (poche) risorse. È privo di cultura politica, che supplisce con un'oratoria strabordante. È fornito di cinismo e di senso del potere massimi. Conquistata anche la Rai, vedrai le balle che racconteranno i telegiornali...

Che ci piaccia o no, Renzi è il prodotto dell'Italia di oggi. Incolta, cialtrona. Inutile prendersela con lui. Lui è quello che compare in tv; uno finito in un posto più grande di lui solo grazie alla propria furbizia e alla propria capacità di intortare chiunque. Ma non dicendo nulla di cui si possa fare il riassunto (è il mio consiglio: riassumere quello che dice, per capire che è da bar Commercio e niente di più). Non si facciano illusioni gli italiani che gli hanno creduto e che ancora gli credono. Con lui non si va lontano; c'è solo da sperare che se ne liberino alle prossime elezioni, dopo aver capito di che pasta è fatto...

piero.

ostellino@ilgiornale.it

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