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Il premier pensa alle nozze gay. La fronda Pd al divorzio da Ala

Incassato l'ok alle riforme, Renzi guarda al ddl Cirinnà: "Legge irrinunciabile". Cuperlo sugli ex Fi: "Così si scassa il partito"». Verdini: ma chi ci vuole entrare?

Il premier pensa alle nozze gay. La fronda Pd al divorzio da Ala

La legge sulle unioni civili «è irrinunciabile». Mentre le convulsioni nel Pd e lo scontro dentro e fuori il Parlamento arrivano all'apice, Matteo Renzi entra con decisione nell'agone e detta la linea: la legge sul riconoscimento delle coppie gay va fatta, e va fatta subito perché «siamo rimasti l'unico grande Paese dei 28 dell'Ue senza una legge su questo tema, ed è ora di fare un grande passo avanti sui diritti». Certo, dice il premier, «ci sono punti su cui è ancora aperta la discussione tra sensibilità diverse ed è importante cercare il più possibile di ascoltarsi e rispettarsi», certo è giusto lasciare «libertà di coscienza», ma «la ricerca di un compromesso non può diventare lo strumento per rinviare» la legge. A questo punto «si deve votare, e ciascuno si deve prendere le sue responsabilità». Ed è «fondamentale» che tutti sappiano che «per il Pd la legge sulle unioni civili non è più rinviabile».Il premier, che sta proseguendo la sua offensiva di comunicazione a tutto campo tra interviste, interventi tv e conferenze stampa, ieri sera ha riunito la direzione Pd. Preceduta da rulli di tamburo e grida di guerra della minoranza interna, che da Bersani a Speranza ha minacciato per giorni rese dei conti sul «caso Verdini», esasperato dalla vicenda dell'assegnazione delle vicepresidenze di commissione in Senato. Ma poi, all'ultimo, la sinistra Pd ha come di consueto battuto in ritirata lasciando al solo Gianni Cuperlo l'onore e l'onere di esporsi in un accorato j'accuse al segretario-premier che «si sta assumendo la responsabilità di uno scarto che può scassare il Pd», perché con la sua «strategia» di ricorrere in Parlamento a voti «esterni al perimetro del centrosinistra modifica in modo radicale le radici stesse del Pd». E poi lamenta la «torsione» impressa a suo dire da Renzi al referendum confermativo sulla riforma costituzionale approvata pochi giorni fa in Senato (con i voti appunto dei verdiniani), legando alla consultazione il futuro del suo governo: «Capisco il legame tra riforme e sorti dell'esecutivo, ma non può diventare un referendum su una persona». Cuperlo però rimane isolato, e la risposta di Renzi è ironica: «Non voglio nessun plebiscito, la mia è solo l'etica della responsabilità di chi ha voluto le riforme fino a legarci l'esistenza del governo». Insomma, conclude, se perderò il referendum «non dirò scusate, abbiamo non vinto andando avanti come se nulla fosse». Con una feroce frecciatina al povero Bersani e alla sua «non vittoria» del 2013. Quanto al caso Verdini, il premier ignora la polemica e non nomina neppure l'uomo nero della minoranza, ironizzando piuttosto sugli strani compagni di battaglia del fronte del no, che «vedrà uniti per la prima volta Berlusconi e Magistratura democratica: roba da comprare i popcorn». A dargli una mano in serata è lo stesso Verdini che su La7 dice a Enrico Mentana: «Hanno paura che io entri nel Pd.. ma chi ci vuole andare nel Pd».Sta di fatto che Renzi mette esplicitamente il suo peso, sia pur senza forzare sul punto più controverso della stepchild adoption, sull'approvazione della legge per le unioni civili. Una vittoria «storica» che vuole portare a casa al più presto anche per ragioni interne ed elettorali, per recuperare consensi a sinistra e mettere in difficoltà chi, come Sel, alle amministrative si schiera contro il Pd. Del resto il coro di riconoscimenti e approvazione al segretario su questo tema, arrivato ieri in direzione anche dai critici di sinistra, dimostra quanto possa contare questa scelta per rafforzare la leadership di Renzi. Ieri, oltre ai bersaniani, anche l'ala cattolica ultrà del Pd ha scelto di defilarsi. Nessun critico della legge ha preso la parola, ma in Senato la strada è ancora tutta in salita: tonnellate di emendamenti, un accordo interno al Pd ancora lontano e il rischio di trappole nel voto segreto.

Il tentativo del fronte anti-gay è quello di far bocciare le adozioni, nella speranza che Cinque Stelle e Sel a quel punto neghino il proprio voto alla riforma, affossandola.

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