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Il premier sente aria di Italicum ma alla festa Pd becca solo fischi

Renzi si gode l'ormai certo via libera di Mattarella alla legge elettorale, ma perde il sostegno dei precari della scuola che lo contestano. Pace fatta con Prodi, Letta invece affonda ancora

Il premier sente aria di Italicum ma alla festa Pd becca solo fischi

RomaStrilli, cariche, tafferugli: i reduci delle disastrose iniziative no-Expo di Milano ieri si sono trasferiti a Bologna, per contestare Matteo Renzi che chiudeva la festa dell'Unità e per cercare l'ormai tristemente consueto contatto con le forze dell'ordine. I contestatori, però, non erano solo i cento che cercavano di entrare negli stand. A fare più male delle urla degli antagonisti sono stati i fischi «amici» piovuti sul premier durante il suo intervento: quelli dei precari e degli studenti, tradizionale zoccolo duro dell'elettorato Pd, ai quali Renzi ha risposto ironico: «Non ci facciamo spaventare da tre fischi, non lasceremo la scuola solo a chi urla. Abbiamo il compito di cambiare l'Italia e la cambieremo», promette Renzi dal palco.

La giornata del premier è servita anche a mettere una toppa allo strappo al bon ton compiuto all'inaugurazione di Expo 2015, a Milano, quando ha «dimenticato» di citare, tra i promotori dell'evento, il vecchio ex presidente del Consiglio Romano Prodi. Ieri tra i due c'è stata una stretta di mano e un sorriso a denti stretti sul palco di Marghera, dove si inaugurava il padiglione Aquae , collaterale all'esposizione milanese. «Nessuno di noi nega a Prodi in primis , e al suo governo, l'importanza straordinaria che ha avuto anche per Expo. Certe polemiche sono incomprensibili, ma è bene avere l'occasione per chiarirle», dice - diplomaticamente - Renzi. Dietro i sorrisi, però resta l'incolmabile faglia di rancore che divide ormai il vecchio Pd da quello renziano. Rancore che accomuna il Professore a Enrico Letta, che nel pomeriggio è stato intervistato da Lucia Annunziata su Raitre. L'ex premier, ora autore (come Prodi, ma «li abbiamo scritti indipendentemente, nessuna manovra», assicura lui) di un pamphlet anti-Renzi, non ha certo risparmiato colpi al suo successore, a cominciare dalla rivendicazione del proprio parto letterario: «E un libro è meglio di un hashtag », è la frecciatina al premier «social». Ma il pezzo forte dell'attacco è ovviamente l'odiato Italicum, che domani verrà sottoposto al voto definitivo della Camera e diventerà legge. «Voterò contro - annuncia Letta - perché l'Italicum è un parente stretto del Porcellum: non condivido metodi, percorsi e contenuti». Poi accusa Renzi di essere «come Berlusconi»: «Per me è fondamentale la coerenza: abbiamo accusato Berlusconi di aver cambiato le regole del gioco a maggioranza. Oggi il centrosinistra e il Pd stanno facendo esattamente la stessa cosa».

Le opposizioni, minoranza Pd inclusa, si stanno lambiccando il cervello per cercare di rendere più amara possibile l'inevitabile vittoria di Renzi sull'Italicum. E soprattutto per evitare che sulla legge elettorale arrivino, a scrutinio segreto, molti più voti del previsto: l'idea dunque è di chiedere il voto segreto, per incentivare i frondisti Pd a impallinare il premier protetti dall'anonimato, ma di trascinare contemporaneamente fuori tutti i deputati delle opposizioni, per impedir loro di votare pro Renzi. Il quale non alimenta le polemiche («Noi del Pd siamo bravi a litigare, ma poi si va avanti insieme») e tende la mano alla sinistra interna scegliendo come interlocutore Gianni Cuperlo: «Con lui abbiamo alcune idee bislacche per rilanciare l' Unita ». Tanto che circola l'ipotesi che il premier abbia chiesto all'ex antagonista di dirigere lui lo storico foglio di partito, quando riaprirà.

La fronda ripone comunque la speranza che a bloccare l'Italicum sia Mattarella. Che firmerà la legge, fa capire Letta.

Del resto, come ha spiegato agli amici Rosy Bindi, su quel fronte c'era poco da sperare per i black bloc anti-Italicum del Pd: «Sapete perché non mi sono neppure sognata di andare al Quirinale a tirare la giacchetta al mio amico Mattarella per chiedergli di non firmare l'Italicum? Perché Sergio mi avrebbe chiesto invece di votarla, la nuova legge elettorale, altroché».

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