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Il premier sfida i "frenatori": attenti o torniamo alle urne

I dati economici negativi e la manovra inevitabile da oltre 20 miliardi costringono Renzi a evocare le elezioni contro chi si oppone alle riforme. La carta del Nazareno bis

Il premier sfida i "frenatori": attenti o torniamo alle urne

Peccato che non ci sia un «canguro» anche per l'economia, oltre che per gli emendamenti del Senato. Un modo, insomma, per accorpare tutti i problemi di natura omologa così da poterne farne strage con un sol colpo d'accetta. E saltare d'un balzo al traguardo della vittoria, l'unica cosa che conta.

Se ci fosse, Renzi ci avrebbe già pensato (non è detto che non l'abbia fatto). Perché in questa estate crisaiola - alla quale né la nazionale di calcio né il fattore meteo hanno saputo dare quel quid di fiducia e spensieratezza necessari - Palazzo Chigi è costretto già a guardare con apprensione all'autunnale apertura degli ombrelli. Quando i dati economici sempre più deprimenti si fonderanno con la ricerca di soldi che non ci sono e le consuete (anche se finora ben mascherate) rigidità teutoniche. Occorrerà partorire una manovra ormai immaginata tra i 23-24 miliardi di euro non soltanto dai soliti «gufi frenatori», bensì anche dagli esperti del governo. Segno che la tattica della cicala non ha avuto gli effetti sperati, non ha smosso né i consumi delle famiglie con 80 euro né gli investimenti della produzione a furia di canzonette, e che dunque il finale sarà scontato come nelle brutte favole di una volta: cioè che aveva ragione la deprimente formica. Renzi ha deciso di accelerare la preparazione della legge di Stabilità in modo da organizzare come si deve a settembre, soprattutto dal punto di vista della presentazione al Paese, la trincea di guerra per altri due semestri al palo. Con una crescita piantata attorno allo zero per cento e prospettive di risalita, anche a causa di pessime congiunture internazionali, ugualmente pari allo zero. L'Europa deve essere considerata in piena deflazione, dicono gli esperti, e l'Italia è l'anello più debole. Se prima nella Ue si aspettava con fiducia le riforme renziane, ora aspettano e basta. La tattica della troppa carne al fuoco non incanta più nessuno. Occorre un risultato reale portato a compimento, spiegava ieri anche Romano Prodi.

In un quadro così complesso, il fatto che la riforma del Senato venga votata secondo il calendario previsto, cioè entro l'otto agosto (lo confermava ieri la Serracchiani), interessa ben poco l'Europa. Il premier lo sa bene, e sa che la guerra parlamentare in atto a Palazzo Madama ha perduto ormai qualsiasi «spinta propulsiva». Va soltanto evitata la figuraccia, come nelle partite più rischiose, quando si gioca in casa con gli ultimi in classifica. Renzi lavora perciò alle contromosse che blindino il governo in previsione delle grandinate d'autunno. Un primo passaggio sarà l'incontro con Berlusconi per il «Nazareno-bis», previsto tra domani e mercoledì. I temi sul tappeto sono quelli funzionali al rafforzamento dell'esecutivo: non tanto un ingresso di Forza Italia in maggioranza (quel che suscitava ieri allarmatissimi lai in Ncd), quanto fissare i paletti entro i quali ci si può spingere in concessioni per chiudere la campagna in Senato (prima che diventi una rotta di Russia) e per varare un Italicum che marci come un Frecciarossa in settembre e riattivi la minaccia elettorale. Sul punto, si sa che Berlusconi non crede plausibile e conveniente un ritorno alle urne. L'economia impedirebbe persino di pensarci, eppure i pasdaràn renziani (ieri Nardella) continuano ad alzare i toni e a evocare il voto anticipato contro i «frenatori». Il giochetto serve a Renzi per far intendere che la pistola ha sempre un colpo in canna, persino ora che l'economia lo rende inoffensivo (o suicida), e nonostante lui continui invece a dirsi sicuro di arrivare al 2018. In autunno occorrerà piegare le sacche di resistenza sui provvedimenti economici (sblocca-Italia, Jobs Act, riforma della Pa eccetera) e sperare che ciò serva a rabbonire la Merkel prima che ci mandi alla porta gli esattori della troika.

Dopo tanto vorticoso tourbillon , riscoprirsi fermi alla casella di partenza farebbe passare davvero la voglia di tirare ancora i dadi.

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