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Prescrizione lunga, c'è l'ok Pd. "Bomba atomica sui processi"

Gli avvocati contro la riforma in vigore nel 2020: così tempi biblici. I renziani: serve una soluzione condivisa

Prescrizione lunga, c'è l'ok Pd. "Bomba atomica sui processi"

Milano - Un governo dove a dare la linea in tema di giustizia - dietro la facciata di un ministro di 43 anni, zero tituli accademici anche se discreto vocalist - sono i falchi della magistratura: Piercamillo Davigo, il «Dottor Sottile» del pool Mani Pulite idolatrato dal Movimento 5 Stelle, e i suoi accoliti della corrente Autonomia e Indipendenza. È questo lo scenario che Silvio Berlusconi sente di avere di fronte, e che spiega l'agitazione che il leader azzurro mostra in questi giorni sul versante giudiziario. Anche perché vede indizi di una saldatura in corso d'opera tra i grillini e l'ala manettara del Partito democratico: una tenaglia in cui rischiano di venire stritolati non solo il Cavaliere ma anche i diritti in genere degli imputati, eccellenti o qualsiasi.

L'incontro dell'altroieri tra il ministro grillino Alfonso Bonafede e il suo predecessore piddino Andrea Orlando, oggi alla guida del partito come vice di Nicola Zingaretti, non è stata che la conferma di un'operazione iniziata già nelle settimane scorse, quando l'inedita alleanza rossoverde ha iniziato a prendere forma, e si è capito subito che l'anima forcaiola dei grillini era destinata a oscurare rapidamente il poco di garantismo ancora sopravvissuto nel Dna del Pd. Il Davigo-pensiero, in realtà, aveva già iniziato a tradursi in legge ai tempi del primo governo Conte, quando Bonafede era riuscito a imporre alla Lega - nonostante i ripetuti allarmi di giuristi moderati - il cosiddetto decreto «spazzacorrotti», con nome di dubbia costituzionalità come quella che riserva ai condannati per tangenti lo stesso trattamento di terroristi e mafiosi. Ed in quello stesso decreto era inserita, anche se a scoppio ritardato, l'altra norma di incostituzionalità ancora più macroscopica, l'articolo che di fatto cancella la prescrizione dei reati. Il Partito democratico, che quando era all'opposizione aveva apertamente contestato questa norma, ora è pronto a lasciarla entrare in vigore il prossimo Capodanno. Con buona pace degli appelli disperati che vengono anche ieri dal mondo degli avvocati, con Gian Domenico Caiazza, presidente dell'Unione delle camere penali che ieri dice: «La riforma della prescrizione come è stata prevista è una bomba atomica che decuplicherà i tempi dei processi».

Il problema è che l'intesa tra grillini e Pd sulla prescrizione arriva in contemporanea con una serie di altri segnali che fanno temere a Berlusconi l'apertura di una stagione di scontri giudiziari, di inchieste, di processi. Le notizie della settimana scorsa sulle indagini aperte a Firenze contro il Cavaliere per le stragi del 1993 (compreso quello - fallito - a Maurizio Costanzo, preso di mira secondo i pm per una trasmissione che conduceva proprio sulle reti Fininvest) trapelano apparentemente per caso, in seguito alla citazione di Berlusconi come testimone nel processo palermitano a Marcello Dell'Utri. Ma è un dato di fatto che le nuove accuse al Cavaliere emergono a ridosso delle elezioni supplettive (fissate per la settimana prossima) per il Consiglio superiore della magistratura, che secondo le previsioni dovrebbero portare al Csm il pm Nino Di Matteo, candidato della corrente di Davigo, che del teorema della trattativa Stato-Mafia è stato il principale artefice, e che sostiene da sempre il coinvolgimento di Berlusconi - attraverso Dell'Utri - negli accordi sottobanco con Cosa Nostra. E con preoccupazione si guarda anche alle notizie dal tribunale di Milano, dove - dopo avere sonnecchiato a lungo - sembra riprendere vita il processo Ruby ter, che vede il Cavaliere imputato per corruzione in atti giudiziari.

Solo nei prossimi giorni si capirà quanto peseranno le uniche voci di dissenso che dall'interno della maggioranza vengono contro la alleanza giustizialista tra 5 Stelle e Pd, ovvero quella di Matteo Renzi e dei suoi. Voci a dire il vero assai timide, come quella di Maria Elena Boschi che ricorda il voto contrario del Pd all'epoca della approvazione della legge sulla prescrizione, ma poi aggiunge che della sorte della norma «ma se ne deve parlare all'interno della maggioranza. Insieme troveremo una soluzione condivisa».

Non esattamente un annuncio di barricate.

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