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La prescrizione più lunga farà scattare le manette

Procedimenti che ora scadono dureranno di più. Maggiori rischi per i «colletti bianchi»

La prescrizione più lunga farà scattare le manette

Evasione diffusa e grande evasione. Alla Camera, in Commissione finanze, arriva l'emendamento: qualcosa cambia, qualcosa resta, il decreto continua la sua marcia.

La maggioranza innesta la retromarcia sul fronte più delicato: quello dell'evasione diffusa che può anche essere il frutto di un errore, nella foresta legislativa e nello slalom fra mille adempimenti. Non ci sarà più il pugno di ferro previsto in prima battuta dal decreto. Insomma, ci sarà un aumento delle pene per i delitti cosiddetti occasionali, ma l'incremento a quanto si capisce, con le bocce ancora in movimento, sarà molto contenuto. E alla fine una persona indagata per dichiarazione infedele dovrebbe cavarsela con la nuova legge più o meno come oggi. Forse con qualche ammaccatura in più.

Diverso il discorso per la frode: l'omesso versamento o le false fatture. Qui si che potrebbero scattare le famigerate manette per gli evasori. Che, in realtà ci sono già, ma si applicano pochissime volte.

Per l'omesso versamento, dunque, la soglia rimane quella fissata nel decreto: 100mila euro su base annuale. Il doppio di quanto previsto dalla norma attuale. Ovviamente per singola imposta e al netto dei costi. Quel che conta viene dopo: la pena massima sale da 6 a 8 anni. E questo passaggio se ne porta dietro altri due: si può affermare, su base empirica, che salirà la possibilità in concreto per i colletti bianchi di finire in carcere. Anche perché cresceranno i tempi della prescrizione: da 7 anni e mezzo a 10. «Moltissimi casi - spiega un alto ufficiale delle Fiamme gialle - oggi vengono falciati dalla prescrizione. Spesso i reati vengono scoperti dopo un paio di anni, poi ci sono le indagini e a quel punto il pm, magari con poco tempo a disposizione, tira i remi in barca e pilota la vicenda su un binario morto».

L'orizzonte più lungo della prescrizione è, a ben vedere, la novità più importante del nuovo corso, sempre se le cose non cambieranno ancora nel cantiere normativo. Tante storie che oggi si perdono per strada potrebbero giungere fino alla sentenza. L'altro elemento forte della riforma in corso è la confisca per sproporzione dei beni degli evasori. Ora la confisca per sproporzione colpisce soprattutto i mafiosi e solo in situazioni particolari chi abbia occultato i propri capitali. Ma la norma pensata dal governo giallorosso allarga la platea dei presunti colpevoli cui è possibile portare via tutto. Nel perimetro entrano anche gli evasori. Che, come i mafiosi, si troveranno a dover dimostrare che quel che possiedono è stato acquistato in modo lecito. Insomma, non sarà la procura di turno a dover portare la prova della colpevolezza, ma il cittadino a dover offrire gli elementi della propria correttezza. E però l'emendamento assottiglia le possibilità di incursione della magistratura: la confisca potrà essere effettuata solo a carico di persone fisiche. Escono di scena le società e dunque si restringe il campo d'azione di una norma assai temuta e controversa. « A un evasore pizzicato nel 2019 - conclude l'ufficiale - potremo ad esempio sequestrare le auto di lusso acquistate nel 2005 e che oggi ci sfuggono».

Ma il testo è ancora aperto e i conti si faranno alla fine.

«In ogni caso - spiega il professor Emanuele D'Innella, già docente alla Sapienza e Presidente della Commissione di diritto penale dell'economia dell'Ordine dei commercialisti di Roma - servirebbe un fisco amico che viene incontro al contribuente e invece vediamo un affastellarsi e inseguirsi di norme penali che non risolveranno i problemi e non sconfiggeranno la piaga dell'evasione».

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