Politica

Il presidente del Consiglio garantista a giorni alterni

Renzi, che su Lupi fece pressioni enormi, oggi è il primo difensore della Boschi

Il presidente del Consiglio garantista a giorni alterni

È uomo di mondo Maurizio Lupi, ben consapevole che la ragion politica oggi più che mai lo vuole a fianco della sua ex collega di governo Maria Elena Boschi. Così, proprio lui che neanche nove mesi fa fu costretto a dimettersi da ministro delle Infrastrutture, ieri ha deciso di schierarsi in difesa di Matteo Renzi e, appunto, della titolare delle Riforme. Lo ha fatto in qualità di capogruppo di Ncd alla Camera e con una nota congiunta insieme a Renato Schifani, suo omologo al Senato, forse per dare una veste più istituzionale alla una presa di posizione che non può passare inosservata.

Già, perché quello di Lupi è di fatto il caso di scuola su cui si dibatte in questi giorni per una certa affinità tra la sua vicenda e quella della Boschi. Per due ragioni: nessuno dei due è stato o è coinvolto direttamente in un procedimento giudiziario e in entrambi i casi il motivo del contendere è legato ai familiari più stretti. Il figlio dell'ex ministro delle Infrastrutture coinvolto nella vicenda del Rolex e il papà e il fratello della Boschi, al centro dello scandalo Banca Etruria. Due situazioni con molto in comune. Epilogo a parte, visto che Lupi si è dimesso dopo 72 ore mentre la ministra è decisa a non mollare.

Fin qui niente di strano, anche perché la scelta di andare o restare è legata anche alle legittime valutazioni dei singoli. Colpisce invece l'approccio di Renzi che su Lupi fece pressioni enormi affinché si dimettesse mentre oggi è il primo difensore della Boschi. Un garantismo a giorni alterni che si può anche comprendere, essendo la titolare delle Riforme uno degli esponenti più importanti dell'ormai celebre giglio magico renziano. Colpisce ancor di più il Pd, un partito che fino a ieri ha fatto del rigore morale il suo cavallo di battaglia, persino in casi decisamente meno seri di quello di Banca Etruria. Basterebbe citare la ministra Josefa Idem che due anni fa si dimise dal governo Letta per l'Ici non pagata. Una scelta che Renzi elogiò. «Si è dimessa dimostrando uno stile profondamente diverso» da Nunzia De Girolamo, chiosò nel pieno della bufera che coinvolse l'allora ministro delle Politiche agricole. Ma anche Boschi ha cambiato linea.

Basta guardare cosa disse due anni fa commentando la mozione di sfiducia al ministro della Giustizia accusato di favoritismi verso la famiglia Ligresti: «Fossi Anna Maria Cancellieri mi sarei dimessa».

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