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Dopo il pressing del premier l'Istat ritocca le stime sul Pil

In poche ore il +0,7% di crescita si trasforma in un +0,8% L'istituto: correzione tecnica. Ma è un bel favore a Renzi

Dopo il pressing del premier l'Istat ritocca le stime sul Pil

Roma Retromarcia improvvisa dell'Istat sulle previsioni di crescita del Pil nel 2015. Una svolta tanto inattesa da far pensare che Matteo Renzi abbia allungato la propria longa manus sull'istituto di statistica minandone la neutralità. «La stima di una crescita media annua dello 0,7% nel 2015 non è immediatamente confrontabile con la previsione formulata dal governo, pari a +0,9%», si legge nella nota riferita alle previsioni che venerdì scorso hanno scatenato le critiche nei confronti del governo. Previsioni cancellate con un tratto di penna. Così come con un tratto di penna il premier ha cancellato i risparmi di 150mila italiani con il decreto salvabanche.Un gesto di cortesia difficilmente preventivabile alla vigilia.

Ma spiegabile con i salti mortali che il premier Matteo Renzi e in parte il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, da giorni stanno effettuando per strappare uno 0,1% di crescita in più e fare bella figura. La previsione del 4 dicembre, ha spiegato l'Istat, è stata compilata «indipendentemente dal numero di giorni lavorativi». Poiché nel 2015 ce ne sono tre in più rispetto all'anno scorso è probabile che vi sia un effetto positivo sul Pil «nell'ordine di +0,1 punti percentuali». Il +0,7% si è così trasformato, in 24 ore, in un +0,8% «in termini di variazione Pil annuale non corretto per gli effetti calendario, detto Pil grezzo».Si può considerare la mossa dal lato statistico: è stata ripescata una misura che, di solito, nei comunicati viene posta in fondo. Oppure la si può vedere dal punto di vista matematico: il 2015 è andato meno bene di quel che si pensava ma, grazie ai tre giorni lavorativi in più, si è recuperato un po' di terreno. La valutazione politica, però, è sempre la medesima: l'Istat ha coperto - volente o nolente - una brutta figura di Renzi.Certo, per il presidente dell'istituto, Giorgio Alleva, si tratta di una prima volta. Dal giorno della sua nomina (contestata da un pool di accademici tra i quali l'attuale presidente Inps Boeri) ha sempre svolto il proprio ruolo senza fare sconti a nessuno. Lo scorso agosto polemizzò con il ministro del Lavoro Poletti in merito ai dati sugli occupati forniti dal dicastero. «Un caos poco edificante», disse Alleva lamentando che «non si detiene il potere grazie a un uso spregiudicato dei numeri». Frasi che oggi acquisiscono un altro peso, se si pensa che fino a qualche giorno fa affermava che non sarebbe stato «semplice» centrare il target del +0,9% di Pil quest'anno.Sulla retromarcia possono aver pesato anche altre valutazioni. L'Istat è senza consiglio da circa un anno perché Palazzo Chigi non procede alla nomina dei due consiglieri che gli spettano. Senza organo di governo non è possibile conferire incarichi dirigenziali (molti interim scadranno il 31 dicembre) e coordinare così il lavoro.

Il coltello dalla parte del manico, guarda caso, ce l'ha proprio Matteo.

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