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Dal prete "all'ingegnere" Ecco gli altri Di Donato

Le strutture per i migranti e l'assistenza fruttano 2,5 miliardi. L'affare è diviso tra cooperative di sinistra e cattoliche. Ma c'è pure una multinazionale francese

Dal prete "all'ingegnere" Ecco gli altri Di Donato

Le linee guida del business si trovano ancora tutte nelle carte di Mafia capitale. Non solo nelle frasi ormai famose di Buzzi («Noi quest'anno abbiamo chiuso con quaranta milioni di fatturato ma tutti i soldi, gli utili li abbiamo fatti sui zingari, sull'emergenza alloggiativa e sugli immigrati, tutti gli altri settori finiscono a zero»), ma anche nelle gesta di personaggi che i riflettori hanno solo sfiorato, come Giuseppe Ietto, detto «l'ingegnere» l'uomo che per la cricca di Mafia capitale si occupava dei pasti per i centri di accoglienza. Uno spicchio di tutto l'affare, eppure già abbastanza da macinare denaro: «Io me sò prefisso, me deve fa 500mila all'anno», dice Ietto alla moglie parlando di uno dei business in corso con Massimo Carminati, l'ex Banda della Magliana finito nei guai per Mafia capitale. è lui a spiegare a Ietto quanti soldi ci sono da fare grazie alla generosità dello Stato verso il mondo delle cooperative dell'accoglienza: «Loro sono disposti a pagare il pasto 7 euro per dire, invece di 5 o 4... lì devi avere dei margini da spavento».

Tanto per capirci, la Unibar di Ietto era arrivata a fornire 16.000 pasti al mese per uno solo dei centri gestiti dalla banda.Ietto è finito nei guai a causa dell'inchiesta di Mafia capitale e ha perso anche l'altro affare, la gestione dei bar nelle sedi Rai. Ma intanto il lucroso business dell'accoglienza continua. Tutto legale, ovviamente. A farci soldi sono i giganti della cooperazione divisi tra quelli dell'area sinistra, vedi Legacoop, e quelli cattolici, legati soprattutto a Cl. Ai margini qualche outsider ma anche multinazionali straniere che hanno fiutato l'odore del denaro. Vedi i francesi di Gepsa e Cofely Italia, entrambi nell'orbita di Gdf-Suez, l'equivalente francese dell'Eni. I numeri forniti dal ministero dell'Economia illustrano con chiarezza l'appeal dell'affare: il costo dell'accoglienza è salito nel 2015 a 3,3 miliardi contro la media di 1,3 miliardi all'epoca della prima ondata di profughi. Di questa cifra il 25 per cento circa è il costo dei salvataggi in mare, il resto, quasi 2,5 miliardi, serve a pagare le strutture di accoglienza, l'istruzione e la sanità.

Cifre enormi per servizi spesso oggetto di critiche anche inchieste. Anche se, è chiaro, non tutte le aziende del settore lavorano nello stesso modo.Basta scorrere l'elenco dell'associazione di imprese che si è spartito, mettendo d'accordo il diavolo e l'acqua santa, la torta più grossa, quella del Cara di Mineo, per sapere chi sono gli altri Paolo Di Donato, gli imprenditori per cui l'ondata di profughi è tutto tranne che una tragedia. In area Legacoop c'è Sisifo, un consorzio di cooperative con sede a Palermo che ha un fatturato da un novantina di milioni, di cui circa dieci arrivano dall'accoglienza ai migranti. Il presidente è Mimmo Arena, un messinese di 47 anni con una carriera tutta nella cooperazione. Il nome di spicco per il mondo cattolico è invece il gruppo La Cascina, il gigante vicino a Cl che fattura 364 milioni, ed è presente a Mineo con due sue partecipate, la Casa della solidarietà e Cascina global service, che si occupa di ristorazione. Il gruppo, dopo l'arresto di cinque dirigenti nell'ambito dell'inchiesta Mafia capitale, è stato commissariato.

Tra i rivali di Buzzi per gli appalti dell'emergenza migranti c'è anche la Auxilium dei fratelli potentini Pietro e Angelo Chiorazzo quest'ultimo ex dirigente della Cascina, già implicato nell'inchiesta sulla P4. La Auxilium, realtà da 45 milioni l'anno, gestisce vari centri d'accoglienza e Cie ed è stata spesso contestata dalle associazioni umanitarie per il livello dell'accoglienza. Ma, secondo Buzzi, i Chiorazzo avevano solidi rapporti con il Viminale. Nel ramo cattolico spiccano anche le Misericordie, come quella fondata a Crotone da don Edoardo Scordio che dal 2012 ha gestito un appalto da 28 milioni di euro. Gli affari del prete manager vanno così bene che ha fatto realizzare un santuario con albergo e centro congressi.

Santi migranti.

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