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Le prigioni dorate di Salah in Francia Nel trilocale tv con satellite e palestra privata Ma lui non parla

Francesco De Remigis

«Meglio del Grande Fratello». È la frase che circola tra i deputati dell'Assemblée per descrivere le condizioni di vita di Salah Abdeslam nel carcere francese dove è detenuto dal 23 aprile. Da quando il deputato neogollista Thierry Solère ha visitato la struttura in compagnia di due cronisti del Journal de Dimanche, lo scorso fine settimana, l'intera nazione ha rimesso gli occhi sull'unico superstite tra i kamikaze degli attentati del 13 novembre. L'ex super-ricercato. Il ventiseienne fantasma che aveva beffato le autorità belghe per settimane è di nuovo al centro del dibattito. Il motivo sono le condizioni di detenzione presso il carcere di Fleury-Mérogis, tra i più grandi d'Europa. Dista meno di 50 km da Parigi e qui Salah sorvegliato 24 ore su 24 da telecamere a circuito chiuso che possono seguirlo in ogni angolo del «suo» intero quarto piano «guarda molti reality della tv francese». «Sta ore e ore davanti alla tv», ha spiegato il deputato.

Da qui è nato il parallelo, forzato, ma calzante, col programma tv in cui alcuni concorrenti vivono in una casa immersa nel comfort, seppure senza contatti col mondo esterno. Contatti che invece Salah mantiene attraverso la tv. A indispettire l'opinione pubblica francese, il diverso trattamento rispetto agli altri 4.532 detenuti, stipati in una struttura che conta in tutto 3.036 posti letto. Il pallottoliere lascia immaginare come vivono i carcerati «standard» di Fleury-Mérogis. Salah ha a disposizione tre ambienti, uno adibito a palestra personale. Sembra aver ridimensionato anche il suo interesse per il Corano, dicono i sorveglianti citati nel reportage. La mattina si alza intorno alle 11 e si cucina qualcosa ai fornelli.

Finora si era saputo poco o nulla sulle sue condizioni. Scortato in elicottero, le indiscrezioni dei quotidiani belgi avevano solo ipotizzato una detenzione di lusso, ben oltre quella che aveva già ricevuto in patria, pur con tv e palestra. Dopo l'arresto del 18 marzo scorso a Bruxelles, nulla è cambiato invece sulle indagini e su una sua eventuale testimonianza. Non ha detto una sola parola agli inquirenti sulla strage del 13 novembre a Parigi. Non esce in giardino perché si temono ritorsioni da parte degli altri detenuti. Soprattutto, si comincia a pensare che il suo isolamento dorato possa spingerlo a insistere sul silenzio. Si stizzisce anche se perquisito, racconta il Journal. L'ex premier François Fillon, candidato alle primarie della destra per l'Eliseo, parla di situazione «incomprensibile». Ma Philippe Kuhn, delegato regionale del sindacato penitenziario, sostiene che tutti i detenuti in isolamento hanno diritto a fare sport. Nel 2003, il precedente, è quello del celeberrimo «roi de la belle», quell'Antonio Ferrara che a Fleury-Mérogis disponeva di tapis roulant esclusivo, pesi e attrezzi da ginnastica.

Gli stessi che ha chiesto Salah, scontento perché il primo giorno aveva soltanto un vogatore.

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