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Le primarie non aiutano a risollevare il Paese

Le primarie non aiutano a risollevare il Paese

Non me ne vorrà Forza Italia, ma temo che delle primarie agli italiani interessi zero. Mai incontrato uno che mangi pane e primarie. E nemmeno uno che voti un partito perché organizza una gazebata. Le primarie sono una cayenna per le liste dei candidati chissà quando (magari mai) al Parlamento. Gli italiani invece chiedono di pagare meno tasse, la benzina meno dello champagne, di trovare lavoro o recuperare quanto perso in una crisi mai finita davvero. Se ci distraiamo da questo, rischiamo di contenderci il 100% di zero. Cioè zero, come i voti che gli italiani ci daranno alle secondarie, cioè le elezioni vere, se non avremo coraggio di scegliere linea politica e collocazione, nuove idee, facce e linguaggi.

Idee e novità dipendono da noi, ma la collocazione è messa in discussione da Salvini e Meloni. Berlusconi, come al solito l'unico concreto, lancia una Federazione. Io chiedo ai neo coordinatori di pretendere dai nostri alleati una parola di chiarezza. Diteci, cari Matteo e Giorgia, se ci state a puntare l'obiettivo grosso: quello di cambiare l'Italia per davvero, e coronare il progetto iniziato nel '94 da Silvio Berlusconi, e che renderebbe significative davvero Lega e Fratelli d'Italia. Vi interessa fare l'ultimo miglio e tagliare il traguardo? A me, sì. Salvini si è guadagnato - chapeau - il diritto di scegliere cosa essere da grande e cosa fare dell'Italia: portare a Palazzo il doppio dei parlamentari leghisti, o aggiungere un obiettivo più ambizioso, cioè dare all'Italia i mezzi per raggiungere una grandezza altrimenti persa.

A noi di Forza Italia, questo dovrebbe interessare più delle primarie. È il nostro oggetto sociale. Dalla Lega siamo diversi, sì, ma perfettamente complementari. E cosa significherebbe mandare a casa questo governo fallimentare, andare alle elezioni col centrodestra unito e vincerle con 420 deputati? Significherebbe eleggere finalmente un capo dello stato di centrodestra, o varare il presidenzialismo e lasciarlo eleggere agli italiani, magari eliminando il limite anagrafico che lo vuole over 50; cambiare la Costituzione creando un ministero del Turismo con portafogli per fare della nostra inclinazione naturale un'industria ricca di nuovi posti di lavoro; creare nuovi segmenti industriali e attrarre aziende; inserire un limite massimo di tassazione per affermare il diritto dei cittadini a uno Stato poco invadente; cambiare la Giustizia, rivedendo l'obbligatorietà dell'azione penale e separando le carriere, avere una vera responsabilità civile per chi sbaglia sulla nostra pelle, e liberare i tanti magistrati bravi che non sono dei figli di Davigo.

Ma potremmo anche togliere un anno di liceo e uno di Università per un'istruzione più pratica, e aiutare i talentuosi ragazzi italiani a trovare prima un lavoro e guadagnare meglio; rivedere al rialzo la legge sui benefici carcerari perché chi sbaglia paghi, ma fino in fondo e non solo sulla carta; ammazzare la burocrazia di una nazione che scoraggia persino i più volenterosi, cui chiede 79 autorizzazioni e adempimenti per aprire un'officina (mica la Apple); prepensionare 500mila dipendenti pubblici, per assumerne 250mila nativi digitali, per uno Stato che acceleri anziché frenare i privati; pensare se esentare oltre 2 milioni di partite iva dall'obbligo contributivo di versare sangue per una pensione che mai avranno, e lasciar invece loro in tasca 280 euro ogni 1.000 faticosamente fatturati. Infine, fare la rivoluzione fiscale.

Di questo dovremmo occuparci, noi di Forza Italia. E alla svelta. Di non perderci sulle primarie, utili finora al Pd solo a perdere le secondarie, di darci idee e facce nuove, e capire se Salvini e Meloni si accontentano della solita cronaca, o puntano alla Storia. Se vogliono il minimo sindacale o hanno l'ambizione di vincere il Mondiale. Compattiamoci e tagliamo il traguardo di una maratona iniziata 25 anni fa da un Genio.

Poi la festa sarà di tutti.

Anche di chi non ci avrà votato.

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