Politica

Primarie Pd, gli incubi Bassolino e Morassut

Urne dem a rischio figuracce per Renzi. E Bertolaso tende la mano a Salvini: uniti vinciamo

Primarie Pd, gli incubi Bassolino e Morassut

Roma - Roma, Napoli, Trieste. Ma anche Bolzano, Grosseto, Benevento. I gazebo delle primarie Pd aprono stamani in molte delle città che a giugno devono eleggere i nuovi sindaci, e si voterà fino a sera. Con il consueto contorno di polemiche che già si possono annunciare: l'affluenza (si griderà allo scandalo laddove sarà inferiore alle volte precedenti); il voto degli extracomunitari (stavolta però le regole sono state irrigidite); gli eventuali brogli (a Napoli ci si è addirittura premuniti con una App «antibrogli» per parare eventuali contestazioni). E poi lo scontro politico tra i diversi candidati e le correnti che li sostengono. A Roma corre da favorito l'ex radicale Roberto Giachetti, investito da Matteo Renzi per la sua profonda conoscenza della temibile macchina capitolina oltre che per la proverbiale quanto aspra schiettezza: quella che gli ha fatto scappare in un fuorionda che «'ste primarie sono un circo». Battuta comprensibilmente riferita ai bizzarri candidati che si sono infilati in lizza tra i due principali competitor, Giachetti e il candidato della minoranza Pd Morassut, compreso un tal Gianfranco Mascia che insegue telecamere e microfoni abbracciato ad un orso di pezza. A Napoli lo scontro tra Antonio Bassolino e la candidata messa in pista da renziani e Giovani Turchi, Valeria Valente, si è molto inasprito. Sulla Valente è scoppiato il caso Casavatore, dove l'ex candidato Pd indagato e autosospeso è marito della sua assistente. E venerdì Bassolino ha disertato l'ultimo confronto tra candidati, «organizzato senza neppure concordare tempi e luogo con me». Da Trieste invece potrebbe arrivare una sorpresa: il sindaco in carica Roberto Cosolini, sostenuto da dirigenti di primo piano come Debora Serracchiani e Ettore Rosato, rischia di venire battuto dall'outsider Francesco Russo: un derby in casa renziana.Sul fronte centrodestra Bertolaso tende la mano a Salvini ma le «gazebarie» non sciolgono il gelo con il Carroccio. L'ex capo della protezione civile offre il calumet della pace al leader della Lega: «Se andiamo avanti uniti non ce ne sarà per nessuno - dice - È importante che Salvini abbia approvato questa procedura. Poi man mano che andiamo avanti, con i programmi che presenteremo e il confronto, che spero di avere presto con lui, riusciremo a smussare tutti gli angoli acuti. Salvini è una persona intelligente, molto attenta ai problemi di questa città». Più che di pace, però, si tratta di una tregua armata. «Ribadisco - dice Salvini - Bertolaso non è il mio candidato». Tuttavia apre uno spiraglio positivo con le gazebarie: «Se i cittadini romani diranno che a loro Bertolaso va bene diventerà anche il mio candidato». Questo in chiaro. Dietro le quinte, tuttavia, in molti raccontano di un Salvini ancora scettico.

E si temono boicottaggi.

Commenti