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Primo sì al divorzio lampo Dirsi addio sarà più facile

Ok di Palazzo Madama alla legge che accorcia i tempi delle cause di separazione: basteranno solamente 6 mesi

Primo sì al divorzio lampo Dirsi addio sarà più facile

Tra moglie e marito non mettere... una causa di divorzio interminabile. Con il primo sì della commissione Giustizia del Senato il Parlamento ha, di fatto, aperto la strada al cosiddetto divorzio «per direttissima». E senza passare dalla fase di separazione. Si abbattono così i tempi del «fatidico addio»: da 6 mesi, in caso di separazione consensuale, a 12 mesi. Grosse novità tutto anche sotto l'aspetto economico: nel caso di ok consensuale al divorzio breve, la comunione dei beni cadrà non appena il giudice autorizzerà gli ormai ex coniugi a non vivere più sotto lo stesso tetto. Addio, quindi, a quelle lunghissime cause dove moglie e marito litigano per chi deve dare quanto e a chi.

Il testo - approvato con 15 sì, 5 no, un astenuto e due componenti che non hanno partecipato al voto - prevede che potranno accedere al divorzio breve i coniugi che non hanno figli minori, figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave o figli di età inferiore ai 26 anni economicamente non autosufficienti, nel caso in cui la loro decisione di sciogliere il matrimonio sia consensuale ed espressa con ricorso davanti al magistrato. Il provvedimento disciplina anche la fase della separazione accorciando i tempi rispetto alla legge attuale. Per la giudiziale il termine sarà di 12 mesi dall'avvenuta comparizione dei coniugi innanzi al presidente del tribunale e di 6 mesi nel caso di separazione consensuale, stragiudiziale. Un'ultima novità introdotta nel ddl riguarda l'aspetto prettamente economico. È passato l'emendamento che prevede come nel caso di separazione, la comunione tra coniugi si sciolga nel momento in cui il presidente del tribunale autorizzi i coniugi a vivere separati.

Ma il voto sul divorzio breve rischia di mandare in crisi i rapporti all'interno della maggioranza, già provati da diverse settimane di liti interne su riforma del Lavoro e affini: i senatori del Nuovo centrodestra hanno lasciato l'aula per protesta come sottolineano i senatori Mancuso e Gualdani. In Forza Italia ci sono stati tre voti differenti: Caliendo non ha preso parte alla votazione, Malan ha detto no, come la Lega e Falanga si è detto favorevole alla norma. Anche il Pd, però, ha avuto i suoi distinguo. Cucca si è detto contrario al divorzio immediato. Si sono espressi invece a favore Enrico Buemi del Psi, i Cinque Stelle e il resto dei democratici. Il governo rappresentato dal viceministro della Giustizia, Enrico Costa (Ncd) si è rimesso alla Commissione. «Io mi sono rimesso alla Commissione - ha spiegato Costa - ma a mio avviso questa era una norma sulla quale si sarebbe dovuto riflettere molto di più».

«Gravissima combinazione tra larga parte del gruppo del Pd e M5S sulla riforma del divorzio che esclude adeguate garanzie nel caso di coniugi con figli. Nei giorni scorsi avevo minacciato dimissioni nel caso di maggioranze anomale. Per quanto mi riguarda non sono disposto a sopportarle svolgendo la funzione di capogruppo», sintetizza un furente Maurizio Sacconi, senatore di maggioranza in quota Ncd, che già minaccia addii al governo. Visibilmente contrario anche Carlo Giovanardi: «Su divorzio e separazione - spiega il senatore Ncd - ormai c'è un guazzabuglio di norme. E in questa confusione avevamo chiesto che ci fosse una maggiore ponderazione di questa norma sul divorzio immediato.

Invece hanno preferito votare subito e noi abbiamo detto no, anche perché non è assolutamente giusto mettere sullo stesso piano coniugi con figli o senza».

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