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Processi lunghi e metà fondi. Beffate le vittime dei giudici

Un emendamento Pd alla Stabilità vanifica la legge Pinto: il risarcimento passa da 1.500 a 800 euro. E si deve dimostrare di aver chiesto tempi brevi

Processi lunghi e metà fondi. Beffate le vittime dei giudici

Dopo il danno la beffa. Lo Stato dimezza gli indennizzi per la durata eccessiva dei processi. Alla chetichella, infilando una barriera antirimborsi in un comma della legge di Stabilità. «Non ci sono i soldi», allargano le braccia al ministero. E allora ecco che i tecnici, imbeccati dal governo, si sono inventati poche ma micidiali righe al comma 777. Il regalo di Matteo Renzi sotto l'albero delle migliaia di vittime della giustizia lumaca. Risultato: la legge Pinto, sbandierata negli anni scorsi come un biglietto da visita da parte della macchina giudiziaria italiana, viene annacquata. E rischia di diventare uno strumento inservibile nelle mani dei cittadini, già esasperati da procedimenti, penali e civili, che durano a lungo. Troppo a lungo. E fanno a pugni contro tutte le regole della civiltà giuridica. Non importa. Occorre far cassa e risparmiare, scendendo dai 45 milioni circa di oggi a 42 milioni già nel 2016 e a 35,8 nel 2017.Di fatto i procedimenti contro la giustizia lumaca si trasformano in una gimkana. E alla fine per ogni anno in più il poveraccio di turno porta a casa una cifra di gran lunga inferiore a quella stabilita finora: il tetto massimo crolla da 1500 a 800 euro; ed è una magra consolazione l'innalzamento della soglia minima, da 400 a 500 euro. Non solo: il blocco non è solo sul piano del budget, ridotto all'osso, ma entra anche nel merito: il cittadino avrà diritto all'equa riparazione solo se ha utilizzato i rimedi cosiddetti preventivi. Insomma, solo se ha chiesto al giudice di accelerare in ogni modo la causa. Come se fosse colpa sua e non del sistema che scricchiola.

Gli esperti sostengono che sul versante civile questa clausola potrebbe portare ad una situazione drammatica: la rinuncia al rito ordinario e la decisione allo stato degli atti, questa la dizione tecnica, col rischio di perdere la causa. Il tutto per mantenere il diritto al «rimborso» dopo anni e anni di attesa. Risarcimento che si riduce ad una mancia o poco più. Poche centinaia di euro. Il nuovo testa parla chiaro: «Vengono modificate le procedure per l'irragionevole durata del processo, contenute nella cosiddetta legge Pinto, ed in particolare viene ridotta l'entità dell'indennizzo; viene introdotto l'obbligo per la parte lesa dall'eccessiva durata di sollecitare l'organo giurisdizionale competente con rimedi preventivi della violazione del termine che rappresentano una condizione di procedibilità della successiva domanda di riparazione del danno». Questo il regalo di Renzi ai 12mila italiani che ogni anno fanno causa allo Stato perché non sono riusciti a stringere fra le mani la sentenza definitiva nell'arco di 6 anni. In particolare, secondo stime del fattoquotidiano.it, un quarto dei ritardi è compreso entro i 3 anni, un robusto 55 per cento è fra i 3 e i 7 anni, il resto va anche oltre. Con amnesie vergognose della giustizia.Eppure le pagine scritte dal senatore del Pd Giuseppe Lumia tolgono le speranze a migliaia di persone già provate da dibattimenti andati avanti col contagocce e da decisioni, favorevoli o contrarie non importa, arrivate comunque troppo tardi. Per Carlo Giovanardi, senatore centrista appena uscito da Ncd e dalla maggioranza, «la politica di Renzi è folle. Crea nuovi reati, alza le pene, allunga le prescrizioni e dall'altra parte taglia i fondi già risicati a disposizione della collettività». Una fine ingloriosa per la legge Pinto che era nata dopo la collezione di figuracce e condanne rimediate dall'Italia alla corte di Strasburgo. Per mettere fine a quella situazione pietosa l'Italia aveva trovato un rimedio ad hoc: trasferire il contenzioso e la frustrazione degli utenti dentro i confini. L'uovo di Colombo.

Ora siamo alla frittata, anche se il governo continua a lucidare le leggi e a proclamare i propri successi.

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