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Prodi si candida picconatore: "Fine del Pd? Immaginabile"

Il Prof: "Gentiloni non dice stai sereno, lo pensa"

Prodi si candida picconatore: "Fine del Pd? Immaginabile"

Roma - Romano Prodi si riprende la scena e riaccende lo scontro nel centrosinistra, sfoderando affondi su Matteo Renzi e il Pd. L'ex presidente del Consiglio svela, a sorpresa, il pensiero del premier: «Gentiloni non puo' dire Matteo stai sereno. Non può farlo perché non ha quel carattere, ma lo pensa», dice Prodi nel corso di Staisereno quiz, format teatrale di Enrico Bertolino e Luca Bottura, andato in scena ieri al teatro comunale di Cesenatico al termine della Summer School di Enrico Letta.

L'affondo più duro, però, il professore lo riserva al partito che ha contribuito a fondare: «Più facile immaginare lo scioglimento del Pd che ricordare il suo anno di nascita». A Prodi replica il renziano Michele Anzaldi: «Ingeneroso: senza stai sereno e carica rottamatrice di Renzi avremmo ancora Equitalia e non unioni civili e un milione di posti lavoro in più», scrive su Twitter il deputato dem. È un Prodi che esclude il ritorno all'impegno politico attivo ma si candida al ruolo di padre picconatore di Renzi e del nuovo centrosinistra, distribuendo bacchettate su legge elettorale e ius soli: «Quando dico che serve una legge elettorale che favorisca la continuità non lo dico per interesse ma per esperienza: senza continuità non si riesce a fare nulla».

L'intervento a gamba tesa del Professore nei rapporti tra premier e segretario del Pd infiamma il clima già caldo nel centrosinistra, all'indomani della sfida lanciata da Giuliano Pisapia. All'inizio, fu colpo di fulmine tra Pisapia e Renzi. La cronaca degli ultimi giorni ha, al contrario, messo in luce una distanza profonda tra democratici e Campo progressista. Da Milano, Pisapia ha rotto gli indugi consegnando l'ultimatum al Pd: «Non entreremo nelle loro liste, sfideremo il Pd con una nostra lista, e saremo capaci di far ritornare l'entusiasmo a chi non va più a votare per una sinistra di governo». Una posizione apprezzata da Massimo D'Alema: «Mi pare un discorso chiaro e condivisibile».

La dichiarazione di guerra di Pisapia ha lasciato il segno al Nazareno. Renzi ha mosso le truppe contro l'ex sindaco. Ettore Rosato, in un'intervista a Repubblica, ha bocciato l'uscita di Pisapia. Più netto e duro è stato l'intervento del presidente del Pd Matteo Orfini: «Alle elezioni sfideremo il Pd, dice Pisapia. Noi invece sfideremo destre e populisti, perché sono quelli gli avversari della sinistra». L'ex sindaco di Milano ha affidato la replica a Ciccio Ferrara: «Orfini non faccia il furbo, dato che sostiene l'autosufficienza del Pd. Quando invece è del tutto evidente che con questa legge elettorale, con la quale proprio lui e il suo partito sono pronti a portare gli italiani a votare, non si pone neanche il tema delle alleanze e saremo competitivi con il partito guidato da Renzi». Polemiche a parte, c'è chi intravede nell'uscita di Pisapia la mossa per piegare Renzi alla trattativa sulla legge elettorale, aprendo all'ipotesi di un premio di coalizione.

Pisapia, però, deve fare i conti con le divisioni nella sua area.

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