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Produzione in rosso. E auto in testacoda: -17% per diesel ed ecobonus

Le misure di Di Maio penalizzano il settore. E ora anche la "ripresina" è a forte rischio

Produzione in rosso. E auto in testacoda: -17% per diesel ed ecobonus

L'ecotassa del governo gialloverde ha mandato in crisi il comparto automotive e, di conseguenza, la produzione industriale. I dati di aprile, resi noti ieri dall'Istat, profilano un secondo trimestre di sofferenza per il sistema delle imprese italiane e di conseguenza per l'intero Pil del periodo aprile-giugno.

Nel dettaglio l'indice della produzione industriale ha registrato una diminuzione dello 0,7% ad aprile rispetto a marzo e dell'1,5% su base annua. Il dato è peggiore delle attese (invariato sul mese, -0,5% sull'anno).

A peggiorare i saldi è stata proprio l'industria dell'auto: ad aprile la produzione ha registrato un preoccupante arretramento del 17,1% su base annua. Nei primi quattro mesi la contrazione cumulata ha raggiunto il 14,7 per cento.

Ed è qui che entra in gioco l'ecotassa, il cui sistema penalizzante per i veicoli a più elevate emissioni di anidride carbonica è entrato in vigore proprio nel mese di marzo. L'Istat ha rilevato che «solo l'alimentare (+4,9%) e l'energia (+5,8%) contrastano la dinamica negativa con una crescita sostenuta». Tutto il resto è in forte calo a livello tendenziale: dai prodotti petroliferi (-7,4%) all'industria tessile (-8,2%) alla meccanica (-6,2%).

Ma è possibile che il dramma delle quattro ruote abbia un nome e un cognome individuabile in Luigi Di Maio? «Bisogna capire che questo aggravio di tasse, che coinvolge anche le utilitarie, rappresenta un ostacolo allo sviluppo perché i consumatori non sono pronti a seguire questo tipo di orientamento e piuttosto rinviano l'acquisto di un'auto nuova», afferma Paolo scudieri, presidente di Anfia, l'associazione nazionale della filiera industriale automotive, aggiungendo che «bisogna riconsiderare queste penalizzazioni poiché è irresponsabile una politica fatta a dispetto delle imprese». Secondo le stime Anfia, i primi cinque mesi del 2019 chiudono con segno negativo: un calo del 4% delle immatricolazioni.

A maggio il gruppo Fca ha registrato volumi in flessione del 6 per cento e anche l'export sta registrando un calo. Se a questo si aggiunge che il primo trimestre del comparto auto ha visto gli ordinativi calare del 10,7% annuo e il fatturato del 12,3%, si comprende bene che la produzione non può che rallentare affinché le auto non si accumulino sui piazzali. «Non è questo il modo di tutelare un settore che allo Stato garantisce 76 miliardi gettito, soprattutto se si pensa che l'auto rappresenta solo l'8% delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, mentre noi produciamo auto pulite perché parliamo di diesel Euro 6 e Euro 6D». Insomma, ci si è accaniti nei confronti di una filiera che rappresenta oltre l'11% del Pil italiano secondo le stime del Centro studi Autopromotec.

Anche il Centro studi Promotor ha puntato il dito contro il cambio delle regole che ha penalizzato il motore diesel a vantaggio dei veicoli a basso impatto ambientale. Purtroppo in Italia non viene prodotta nemmeno un'auto di questo tipo e quindi gli ecoincentivi hanno premiato i costruttori stranieri a danno di quelli nazionali. «La caduta della produzione auto pone con grande evidenza il problema di modificare il sistema in vigore di incentivazione all'acquisto di veicoli a basso impatto per renderlo effettivamente incisivo anche per l'economia del settore dei trasporti e quindi per l'economia italiana in generale».

«Sinceramente il boom economico annunciato da Di Maio me lo immaginavo diverso...», ha commentato ironicamente il capogruppo alla Camera di Forza Italia, Mariastella Gelmini alludendo anche all'incremento della disoccupazione giovanile e alla frenata dei consumi. Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha invece evidenziato come «già a dicembre fosse evidente che la legge di Bilancio non avrebbe aiutato la crescita, ma gli appelli del sindacato sono rimasti inascoltati».

Il responsabile Analisi macroeconomica di Intesa Sanpaolo, Luca Mezzomo, ha puntualizzato che «le prospettive dell'economia oltre il secondo trimestre rimangono caratterizzate da un livello insolitamente elevato di incertezza», dunque anche la «ripresina» ora attesa per luglio-settembre è in discussione.

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