Cronache

Prof sfregiata in classe. La scuola ormai è un inferno

Un 17enne ferisce alla guancia la docente col coltello Il ministro: «È gravissimo». Ma non è un caso isolato

Prof sfregiata in classe. La scuola ormai è un inferno

Non sempre va a finire come nel film Freedom Writers. Hilary Swank è una coraggiosa insegnante di una scuola piena di ragazzi ribelli che riesce nel complicato intento di spronarli e farli appassionare allo studio. Un film preso direttamente da una storia vera, in un quartiere poverissimo vicino a Los Angeles. A Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta purtroppo le cose sono andate in modo completamente diverso. Ieri mattina, nell'istituto tecnico commerciale Bachelet-Majorano, un alunno di diciassette anni ha tirato fuori un coltello e ha aggredito la sua professoressa di italiano. Davanti a tutti, i compagni immobili e terrorizzati. La professoressa che si ritrova in un incubo che non può essere vero. Il ragazzino che in un lampo estrae il coltellino e si avvicina spavaldo e la sfregia alla guancia sinistra. Il sangue che le cola dal volto. Ma come può un alunno arrivare a tanto?

La professoressa Franca Di Blasio, 54 anni, è stata medicata poi trasportata nell'Ospedale di Maddaloni e giudicata guaribile in 15 giorni con prognosi non riservata. Il ragazzo è in stato di fermo per lesioni gravi e non ha ancora chiarito ai carabinieri i motivi del gesto. Ma di una cosa non ci sono dubbi: il ragazzino è arrivato a scuola ieri mattina con il coltello a serramanico in tasca. Il ragazzo per cui è stato disposto il fermo- ha detto di aver reagito a una nota sul registro . Tutto è nato quando la docente ha deciso di interrogare il ragazzo che si sarebbe rifiutato dicendo che non si sentiva bene e chiedendole di andare in bagno. Quando la prof gli ha messo la nota per questo suo atteggiamento, il 17enne ha iniziato ad alterarsi e a prendersela con la donna. Lui avrebbe tirato fuori il coltello e colpito la sua insegnante. Quanto al coltello, ha detto di averlo trovato per strada la mattina mentre si recava a scuola. I compagni intanto hanno voluto scrivere un messaggio e dissociarsi pubblicamente: «Intendiamo assolutamente condannare l'atto di violenza di cui si è reso protagonista uno studente del nostro istituto» , dicono in una nota pubblicata sulla pagina Facebook della scuola. «Amareggiati e stupiti». Anche il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli ha condannato il gesto. «È gravissimo. È inaccettabile il fatto stesso che lo studente sia andato a scuola portando con sé un coltellino». Ma non è questo un caso isolato. A Cagliari, una docente ha rimproverato uno studente 14enne, perché utilizzava lo smartphone: solo che anziché riporre il telefono cellulare, lo studente ha reagito contro la professoressa aggredendola e colpendola con un pugno al viso. Casi di aggressioni a scuola ormai non poi così infrequenti. E purtroppo molte volte la violenza parte dagli stessi genitori. A Paola, in provincia di Cosenza, una professoressa osa richiamare un'alunna di sedici anni per il suo abbigliamento. Lei corre a telefonare alla mamma che prontamente interviene con spintoni e urla contro l'insegnante.

Ad Avola, in provincia di Siracusa, per avere rimproverato un alunno di 12 anni, un professore di educazione fisica è finito in ospedale con una costola rotta. A prenderlo a calci e pugni, davanti ad altri studenti, sono stati i genitori del ragazzino, che dopo il rimprovero li ha avvertiti. Solo l'intervento di altri docenti, che se la sono cavata con qualche graffio e occhiali rotti, ha evitato che il loro collega, 60 anni, avesse peggiori conseguenze. Un fenomeno che dilaga in tutta Italia. In quale altro posto di lavoro la dignità umana e professionale è così calpestata e miseramente derisa? Se lo è chiesto un professore di lettere di Taranto, Gianluca Lovreglio, che ha creato un sito, chiamato significativamente «Scuola violenta». In poche settimane sono stati pubblicati tantissimi fatti e video, come quello dell'alunno che con incredibile naturalezza entra in aula e si cala i pantaloni davanti alla professoressa.

E tutti giù a ridere.

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