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Il professore di Renzi al referendum vota No

De Siervo, docente del premier, stronca le riforme: "Improvvisate". E il fronte contrario sale al 52,1%

Il professore di Renzi al referendum vota No

L'allievo Renzi ha ascoltato la lezione del professor De Siervo. E non l'ha digerita. E infatti il voto in pagella non è solo da bocciatura. Di più: il maestro ha umiliato e deriso l'ex allievo davanti a tutta la classe, che in questo caso è il pubblico di La7. Quello di Dimartedì, che ha assistito all'intervista di Giovanni Floris al presidente emerito della Consulta Ugo De Siervo trasformatasi in massacro per la riforma Boschi. Un altro brutto segnale, giunto proprio mentre il fronte del «no» guadagna consensi: «Nonostante l'overdose di propaganda di Renzi nell'ultimo mese -osservava ieri Renato Brunetta- l'ultimo sondaggio Euromedia ci dice che il no è ancora in crescita: siamo al 52,1% contro il 47,9% del sì».

Il professor De Siervo, che è uno dei massimi interpreti del pensiero di Giorgio La Pira e insegnava a Firenze quando il giovane Renzi si laureava con una tesi sullo storico sindaco democristiano, senza mai nominare il premier ha demolito uno a uno i cardini della riforma, a colpi di commenti sarcastici. Come quando De Siervo contrappone il lavoro guidato da Maria Elena Boschi a quello dei padri costituenti «gente di grande livello», che pure faceva vedere e rivedere i testi a «comitati e sottocomitati», incluso una che valutava la qualità dell'italiano. E stavolta? «Stavolta no». Dunque critiche senza se e senza ma al metodo: «Molta improvvisazione». Allo stile: «Punti che non tornano». Al merito: «Norme ambigue» che tentando di «rimediare ad alcune cose combinano guai maggiori e più diffusi». Il docente, che è tra i promotori di un appello al «no» firmato da 56 giuristi, rivela che con i colleghi si è «spaventato» all'idea che si volessero cambiare 40 articoli della Costituzione con queste modalità.

De Siervo ci tiene a specificare di essere un riformista, dunque di non essere pregiudizialmente preoccupato dall'idea di cambiare la Costituzione. E a Floris che gli sottopone uno dei più classici argomenti del fronte del «sì» («se non si cambia la Costituzione stavolta non si cambia più»), ricorda che dal '48 a oggi ci sono state 15 modifiche al testo costituzionale e 20 leggi costituzionali. Insomma non cambiare la Carta per il docente di Diritto non è un dogma assoluto, ma un giudizio applicato al caso concreto. Una valutazione su misura per la proposta Renzi-Boschi.

E ieri non è sfuggita all'estensore della Velina Rossa la portata di una bocciatura così netta, proprio per i legami tra Renzi e De Siervo. Non solo quelli accademici: Lucia, figlia del costituzionalista, è stata capo di gabinetto del Renzi sindaco di Firenze, ed è tuttora dirigente del settore Attività economiche e turismo. L'altro figlio, Luigi, è uno storico amico di Renzi e dirigente di Raicom, anche se ha dichiarato di non averlo più sentito da quando lavora nella tv di Stato. E, nota ancora la Velina Rossa, il telefono è rimasto silente anche con il papà: a Floris che gli chiedeva «come mai il suo ex allievo non ci avesse pensato (a interpellarlo), De Siervo ha risposto che oggi sono di moda i giovani costituzionalisti». Nelle geometrie del «giglio magico» la rottamazione è ancora un postulato.

Se serve al capo.

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