Cronache

Un profugo a Roma fan del predicatore sospettato di terrorismo

Ospite del centro di accoglienza di Fiumicino pubblica su Facebook foto del salafita Naik

Un profugo a Roma fan del predicatore sospettato di terrorismo

Roma - Istantanee dalla «nuova vita» italiana. Un po' di palestra all'aperto. Qualche selfie. E poi quel link con la foto del predicatore islamico Zakir Naik. Nato in India ma residente a Dubai, Naik è un controverso leader religioso salafita, fondatore dell'Islamic Research Foundation e considerato fonte di ispirazione per gli attentatori di Dacca che il primo luglio scorso hanno portato il terrore nella Holey Artisan Bakery della capitale del Bangladesh, uccidendo 24 persone tra cui nove italiani.

A postare il link salafita sul suo profilo Facebook è stato F.L., ivoriano, uno dei 50 migranti ospiti dallo scorso luglio di un centro di accoglienza a Fiumicino. Inaugurato - tra le proteste dei residenti - con l'intervento della polizia per far entrare nella struttura i primi 20 ospiti lo scorso 11 luglio, e gestito dalla cooperativa Virtus Italia, citata da Buzzi nelle intercettazioni dell'inchiesta Mafia Capitale (ma mai indagata), quando il Ras delle coop, a proposito di una gara, assicurava che «non vi era alcun problema con l'operatore Sol.co né con l'operatore Virtus - che era stato bloccato» (solo «affermazioni infondate» di Buzzi, assicura però la coop). Nei giorni delle proteste, andate avanti per una settimana, il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, ex senatore dem, ricordò che la decisione era stata fatta calare dall'alto dalla prefettura di Roma, senza coinvolgere né il comune né i residenti, non lesinando qualche critica al «metodo» adottato, salvo poi indire qualche giorno dopo una manifestazione «antirazzista», attaccando i manifestanti, rei a suo dire di aver strumentalizzato l'apertura del centro. Da segnalare però anche la richiesta dell'opposizione, risalente ad aprile 2015, di far approvare a Montino un documento che vietava la realizzazione sul territorio di centri d'accoglienza. Bocciata dalla maggioranza di centrosinistra, sulla base della considerazione che i «centri di accoglienza portano lavoro», almeno «a chi li gestisce».

Nel frattempo i giorni passano e gli ospiti diventano, come si diceva, una cinquantina. Tanto i timori dei residenti quanto le obiezioni sulla non adeguatezza della struttura sollevate anche dall'opposizione (ci sarebbe Eternit nel tetto del palazzo, secondo un esposto presentato ai carabinieri lo scorso 12 luglio) cadono nel vuoto. Finché qualcuno a Fiumicino nota il profilo Facebook dell'ospite ivoriano, e in particolare il post apparso il 12 di agosto con la «speciale preghiera del venerdì», condiviso dalla pagina del fan club ufficiale del predicatore salafita.

Una ricerca in rete su Zakir Naik alimenta i timori, visto che il leader religioso - i cui insegnamenti sono stati banditi da India, Canada, Regno Unito e ora anche Bangladesh - è considerato tra le fonti di ispirazione principali di molti giovani islamici che scelgono di radicalizzarsi sul web. Solo poche settimane fa un suo stretto collaboratore, Arshid Qureshi, già responsabile delle relazioni con il pubblico dell'Irf di Naik, è stato arrestato in India perché considerato un reclutatore seriale per conto dello Stato Islamico: avrebbe prima radicalizzato e poi spedito in Siria a combattere 15 ragazzi del Kerala. Così su quella «simpatia» manifestata pubblicamente dall'ospite del centro di Fiumicino, qualcuno ha voluto capirci di più.

Denunciando il post col predicatore salafita alla polizia.

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