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Pronte tredicimila firme per cancellare la vergogna della targa a Carlo Giuliani

La rivolta delle forze dell'ordine parte da Genova. Il sindacato di polizia Coisp: "A piazza Alimonda c'è un monumento farsa, ora deve essere rimosso"

Pronte tredicimila firme per cancellare la vergogna della targa a Carlo Giuliani

nostro inviato a Genova

Quindici anni fa c'era la guerriglia. Sassi e molotov contro polizia e carabinieri. Sono passati già 15 anni, eppure a Genova gli echi assordanti di quel folle G8 del 2001 si sentono ancora. Quindici anni dopo la morte di Carlo Giuliani, ieri alle 17.27 piazza Alimonda si è fermata per ricordare il no global ucciso da una pallottola sparata per legittima difesa dal carabiniere Mario Placanica, rannicchiato in un Defender dell'Arma. La storia la sanno tutti.

Sempre ieri, a meno di 3 chilometri di distanza, si è tenuto in un hotel di Genova Marina, un convegno dal titolo eloquente: L'estintore quale strumento di pace G8 2001 15 anni dopo, organizzato dal Coisp (Coordinamento per l'indipendenza sindacale delle forze di polizia) che vanta d'essere già dal 1994 «il sindacato maggiormente rappresentativo a livello nazionale» e dice di rappresentare 7.250 divise. «Il titolo è un po' forte, ma non voleva essere una provocazione. Non era nostra intenzione scaldare gli animi», dice il segretario generale regionale Coisp, Matteo Bianchi il quale ricorda che piazza Alimonda è stata negata «per un convegno in cui si parla del G8 a 360 gradi». «Non commento, non mi interessa. Non abbiamo mai preso in considerazione un sindacato che rappresenta una manciata di agenti», taglia corto il padre di Carlo, Giuliano. La polemica corre anche sui social, dove insulti, violenza verbale e fango contro la polizia hanno superato il limite di guardia. Il fumettista Zerocalcare difende Giuliani, viene subissato di critiche e Facebook oscura la sua pagina. C'è chi chi paragona la camionetta dei carabinieri di Genova al camion del terrorista islamico a Nizza. Follia pura.

Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato è intervenuto telefonicamente per dire che «a Genova c'è chi difendeva la legalità come Placanica e chi seminava la violenza. Se avesse manifestato pacificamente le sue idee forse sarebbe ancora vivo».

Intanto una raccolta firme per rimuovere il monumento situato in Piazza Alimonda alla memoria di Carlo Giuliani, sta andando avanti alla questura di Genova. «Oggi non possono tacciarci di essere fascisti, abbiamo raccolto 13mila firme in giro per tutta l'Italia per la rimozione del monumento farsa, abbiamo avuto un milione e 800mila condivisioni sulla nostra petizione on line su Facebook per la rimozione e migliaia di messaggi di stima ed affetto per andare avanti su questa strada, provenienti da persone di tutte le età ed appartenenti alle più svariate aree politiche», dice Bianchi.

L'europarlamentare di Forza Italia Elisabetta Gardini ricorda che «a proposito di tortura, qui il vero torturato è Placanica. Dovrebbe vergognarsi la sinistra a chiamarlo ancora assassino. La Boldrini si vergogni e taccia».

Infine Alessandro Sallusti, direttore del Giornale è perentorio: «Placanica ha fatto bene a sparare. Per questa frase, della quale anche oggi sono pienamente convinto, sono stato condannato per diffamazione perché in Italia non si può dire quello che una sentenza ha stabilito. Noi al Giornale ci siamo sempre schierati dalla parte delle forze dell'ordine istituendo anche un fondo di 600mila per aiutare i poliziotti e carabinieri in difficoltà come quello recentemente sospeso da Alfano per aver detto che alla Diaz avevano fatto un buon lavoro. Il problema non erano i Giuliani, ma i Boldrini, i Santoro, i Lerner, i Casarini che chiedono il dialogo con chi investe con un camion i nostri ragazzi. La storia dimostrerà che siamo dalla parte giusta».

Mentre loro parlavano, nella piazza con la targa in ricordo del 23enne no global, con scritto «20 luglio 2001, Carlo Giuliani ragazzo», si è tenuta l'annuale manifestazione «per non dimentiCarlo» con appartenenti all'ex Genova Social forum, Rifondazione comunista e movimenti che hanno sempre seguito la vicenda processuale della famiglia Giuliani.

Naturalmente presente.

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