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Business immigrati: così la cupola cercava agganci con Alfano

Carminati Buzzi e soci volevano arrivare al ministro per lucrare sull'accoglienza di chi sbarcava in Sicilia

Business immigrati: così la cupola cercava agganci con Alfano

Roma - La «cupoletta» puntava a contattare Alfano, per cercare di lavorare sugli immigrati anche in Sicilia. Come noto, tra le attività più redditizie per il «gruppo» presieduto da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi c'è infatti quello dei centri di accoglienza per immigrati e richiedenti asilo. Un business nel quale, sottolineano gli inquirenti, un ruolo di primo piano lo ricopre l'ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni, Luca Odevaine, al centro di un «sistema» al quale è dedicato un intero capitolo dell'ordinanza. Odevaine, in effetti, sedeva al tavolo di coordinamento nazionale sull'immigrazione del Viminale, come rappresentante dell'Upi, e da qui, secondo la procura, gestiva e orientava i flussi di immigrati verso i centri di accoglienza di competenza delle coop di Buzzi. Ma Odevaine, rimarcano gli investigatori, aveva un ruolo anche in un centro chiave per la gestione degli immigrati appena sbarcati, il Cara (centro accoglienza richiedenti asilo) di Mineo, in provincia di Catania. Una posizione che per il gip è già di per sé un conflitto di interesse. A Mineo, Odevaine lavorava in qualità di «esperto» per il presidente. Era stato nominato da Giuseppe Castiglione - sottosegretario all'Agricoltura, con Alfano in Ncd - e poi confermato dal nuovo presidente del consorzio, prima di essere silurato in seguito al suo arresto. Ma Buzzi, Carminati e soci non lasciavano agire solo Odevaine. Si muovevano anche in proprio, cercando agganci per la «gara di Mineo», quella «dove c'è Odevaine». Il gruppo ne parla lo scorso 5 maggio in un lungo summit nell'ufficio di Buzzi della «coop 29 giugno». Fabrizio Testa, «testa di ponte con la politica» della presunta «cupola», dice a Buzzi che «il marito (...) è andato un'altra volta dai Siciliani, c'è riandato... e m'ha detto che questa mattina me portava la risposta». Alle perplessità di Buzzi («Dai siciliani?»), Testa chiarisce: «I siciliani, il gruppo de Alfano». Interviene Carminati: «I siciliani... il gruppo de Alfano. Alfano sta solo con i siciliani... gli altri non se incula nessuno (...) lui non se fida più de nessuno, soltanto quel gruppo la». Claudio Caldarelli, capo di una coop e assessore di un municipio a guida Pd, propone: «Ma dico, parlacce... per parla' con Alfano... ma voi ce arrivate a Sammarco (Gianni, deputato e coordinatore romano di Ncd, ndr )? Ce va dopo due giorni a parlacce». Testa smonta l'ipotesi: «Ma co Alfano non ce fa... perché poi te manda da quell'altro... cioè il vero responsabile». Vero responsabile che è proprio «Castiglione», interviene Buzzi, chiedendo subito dopo «non riuscimo ad arriva' a Castiglione?». Testa riprende la parola: «Te lo sto a dì... io so andato da Pietro... quello c'è andato già tre volte, guarda che s'è alzato il culo... il problema è che lui m'ha detto: “Io son qua dai Siciliani... se i siciliani danno l'ok, io posso parti'”». Buzzi chiarisce lo scopo della ricerca di agganci: «Allora perché... deve uscire la gara di Mineo (...) quella dove c'è Odevaine capo de... allora, la gara Mineo è la più grande gara che deve uscì, perché quando...». Testa assicura che si informerà, ma avverte che le tensioni interne a Ncd, dove i «siciliani» parlano solo con Alfano ignorando gli altri colleghi di partito, potrebbero essere un problema: «Io pe' oggi anche questo te lo so dì. Però mentre ti spiego qual è la problematica, la vera problematica di tutto sto ambaradam è che i siciliani a Pietro, a Barbara, a coso, non se inculano nessuno... perché quelli vanno dritti, perché girano tutto quanto su Alfano (...) tant'è che sono tutti avvelenati, la lettera de 29 Senatori i cazzi so gia disp... cioè ci sta un massacro».

Il gruppo, insomma, cerca un contatto con il leader di Ncd Angelino Alfano finalizzato evidentemente a una gara che riguarda il Cara di Mineo. E ancora Caldarelli insiste nel tentare un approccio al ministro per il tramite di Sammarco: «Co' Alfano ce parla tutti i giorni, come glie pare.. dovete solo arriva' lì.. qualcuno che... io non ce posso anda'... Sammarco lo chiama al telefono lo chiama... alza il telefono e chiama Alfano, te lo garantisco!». Buzzi pensa a un contatto tramite il vice di Alfano al Viminale, Bubbico, del quale dovrebbe incontrare il «capo segreteria». Ma stavolta è Carminati a sconsigliare la strada. «Sentendo - annota il Ros - Salvatore Buzzi dire: “dopodomani vedo il capo segreteria de Bubbico”, precisava: “Bubbico con Alfano adesso non ce sta”». Ancora Caldarelli propone di tentare con l'eurodeputato di Ncd Alfredo Antoniozzi, domandando chi poteva «arrivarci», al che Carminati spiega di poterci arrivare «con coso, vado a parla' con...». Ma il «jammer», il disturbatore di frequenze che il gruppo aveva acceso temendo intercettazioni, fin lì con scarsi esiti, comincia a funzionare, interrompendo - anche per soli sei minuti - la registrazione.

«CE FAI APRÌ STA COSA TE DAMO UN EURO A PERSONA»

Nella stessa «riunione» del 5 maggio, qualche minuto più tardi, la conversazione verte sempre sugli «affari in corso» con gli immigrati. Ma stavolta la questione sul tavolo è la mancata risposta del Campidoglio in merito alla richiesta del «gruppo» di aprire altri centri di accoglienza «Sprar» (previsti dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Buzzi manda un sms al capo della direzione accoglienza e inclusione del Campidoglio («Buongiorno dottoressa le volevo ricordare le convenzioni SPRAR Un saluto Salvatore Buzzi»), e poi, sottovoce, dice ai sodali: «mo chiamo Giovanni... sape' fino a che punto Michela Campana (verosimilmente Micaela Campana, deputata Pd, ndr ) è utilizzata con Bubbico... io domani la vedo». Il capo della coop 29 giugno insiste nel suo ragionamento sulla parlamentare dem, compagna dell'assessore alla Casa del Campidoglio Ozzimo, che s'è dimesso dopo essere stato indagato martedì scorso: «Se io dicessi... siccome la Campana... io domani la vedo... siccome lei me sembra svelta... no». Carminati conferma: «Svelta è svelta». Buzzi riprende: «Allora te sto a dì, no, riguardo a Michela... Michela e Bubbico stanno allo stesso partito no?... se glie dicessi... io domani siccome la devo vede' prima de Gasbarra... e siccome dovemo dagli pure 20mila euro per sta cazzo de la campagna elettorale... “ce fai aprì sta cosa te damo 1 euro a persona... per la campagna elettorale”». Non è dato sapere come sia andata a finire, e nemmeno se la proposta «indecente» di finanziare «l'aiutino politico» con un euro a immigrato da reinvestire nella campagna elettorale sia mai stata formulata. Ma complimenti alle politiche dell'«accoglienza».

LA DONNA «CHIAMATA» DA MARINO «REGALA» A BUZZI LA SEDE DELLA COOP

Non è un nome noto, quello di Brigidina Paone, già candidata alle primarie Pd del 2007 nella lista «Sinistra e Sociale per Veltroni con Zingaretti», ex dipendente comunale andata in pensione. Ma poi rientrata in Campidoglio perché «assunta a tempo determinato per chiamata diretta dalla Giunta del Sindaco Marino in qualità di collaboratrice all'Assessorato alla Casa». Una scelta che si rivela fortunata per Buzzi, che riuscirà a comprarsi la sede della sua Coop, di proprietà del Campidoglio, per usare le sue parole, a «du lire». Ed è proprio la Paone, scrivono gli investigatori, che emerge «come soggetto funzionale alla presentazione ed alla successiva approvazione di emendamenti in seno al Consiglio Comunale, per ottenere una riduzione dell'80% sul valore di vendita di alcuni immobili pubblici in dismissione, tra cui la sede della cooperativa 29 Giugno di via Pomona nr. 63, e di via del Frantoio, in Roma». Buzzi, con i suoi, esulta: «Se passano sti due emendamenti noi se compramo via Pomona a 400mila euro, senza pagà un cazzo... non so se mi capisci!». L'operazione, però, «c'ha un prezzo», spiega Buzzi. «Il prezzo è la figlia della Paone che ce chiamerà». E che verrà assunta per otto mesi.

GLI AFFARI DELLA BANDA E LA PIETÀ DI CARMINATI

La presunta «cupola» diversifica gli affari. Oltre agli appalti, core business del gruppo, dagli atti saltano fuori altre attività. Pompe di benzina, concessioni edilizie «facili», investimenti in oro da «Paesi africani». Ma colpisce come un settore caro al «ramo criminale» del gruppo, il «recupero crediti», venga stigmatizzato proprio dal cecato Carminati. Sensibile alla crisi: «Sai che c'è?», dice intercettato. «C'è solo povertà. È pure una cosa brutta. Cioè ormai, capito, nel 90% dei casi non è vero che è una sòla...

è proprio gente che non c'ha i soldi».

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