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Il pugno di ferro di Marine: "Espellere i sospetti". Trump lancia la volata. E scoppia la polemica

Affondo della leader del Fn. Cazeneuve: "Senza vergogna". Il tycoon: "Conseguenze sul voto"

Il pugno di ferro di Marine: "Espellere i sospetti". Trump lancia la volata. E scoppia la polemica

Il tema terrorismo era parso secondario in una campagna segnata dalle incursioni dei giudici nella destra nazionalista di Marine Le Pen e in quella repubblicana di François Fillon. Serviva una attentato per «svegliare» i candidati sul tema?, si chiedono radio e tv. Di fronte all'attacco di giovedì sera, Marine Le Pen, vestita di nero in segno di lutto, parla per prima dal suo quartier generale a due passi dall'Eliseo: «Siamo in guerra contro un mostruoso totalitarismo». Invita alla lucidità denunciando «lassismo e ingenuità» ai quali «la nazione deve ora rinunciare». Parole che generano un immediato scontro col premier Bernand Cazenueve, in difesa di un Quinquennato deludente soprattutto nella prevenzione del rischio e, a due giorni dal voto, scatta l'accusa di strumentalizzare «senza vergogna la paura» per fini elettorali. «Al Front National attizzano l'odio», dice Cazeneuve rivolto solennemente alla nazione. Critiche anche per il leader dei Républicains Francois Fillon, reo di aver ribadito il suo programma: «Certi candidati fanno la scelta dell'oltraggio e della paura», la stilettata a Fillon.

Malgrado le smentite della polizia, il candidato repubblicano aveva parlato di altri attacchi non resi noti nella notte di giovedì a Parigi, pretendendo che fosse reso pubblico «un rapporto dettagliato» sull'accaduto. Anche lui, come Le Pen, convoca i giornalisti al quartier generale. I comizi sono sospesi, ma il clima è rovente.

Fillon assicura che le sue affermazioni sono confermate dai verbali delle forze dell'ordine. Il portavoce del ministero dell'Interno giovedì sera assicurava: «Non ci sono altri eventi, bisogna fare attenzione ai rumors». Parlava di falsi allarmi partiti giovedì sera che hanno potuto generare confusione. Ma qualcosa, prima dell'attacco sugli Champs, è successo. Intorno alle 20, circa un'ora prima, un individuo è stato arrestato nel 1° arrondissement di Parigi per violenza a pubblico ufficiale e tentato furto. Non un caso, secondo Fillon, visto che l'uomo, in stato di ebbrezza, 55 anni, avrebbe cercato di rubare l'arma del militare in servizio nell'operazione Sentinelle vicino a una stazione della metro. Sopraffatto e preso in custodia, Parigi sembrava sotto controllo. Poi l'attacco di Cheurfi. Le Pen rincara la dose: «Da dieci anni, sotto i governi di destra e di sinistra, è stato fatto tutto il possibile per perdere la guerra contro il terrorismo». Una guerra asimmetrica che mira a sottomettere all'ideologia di morte.

La campagna non tace come i fiori deposti ieri dov'è stato ucciso il poliziotto. E a Parigi sale la tensione in vista del voto di domani, con i consiglieri comunali repubblicani che accusano il sindaco socialista Anne Hidalgo di non aver fatto abbastanza per garantire la sicurezza nei seggi. Le Pen intanto promette una «presidenza che agisce e protegge» dopo esperienze di governo «viziate dall'inazione»; la restaurazione effettiva delle frontiere e il fermo amministrativo o penale per i soggetti schedati con la Fiche S, quelli che attentano alla sicurezza dello Stato che in Francia sono circa 12mila. Emmanuel Macron resta il grande favorito di questa elezione, ma col governo in carica entrato a gamba tesa nella campagna presidenziale potrebbe perdere punti.

Il presidente americano Donald Trump, via Twitter, si dice certo che l'attacco sugli Champs avrà conseguenze sul voto: «Il popolo francese non sopporterà più a lungo cose del genere».

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