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Quando il gioco si fa duro il Giglio magico va in banca

Non c'è solo il pressing della Boschi su Etruria. Da Lotti a Carrai, i renziani hanno una passione per il credito

Quando il gioco si fa duro il Giglio magico va in banca

Gli alti funzionari della corte renziana sono sempre stati grandi appassionati di banche. Soprattutto quelle del centro Italia, poco distanti dal capoluogo toscano, che già in passato sono servite per oliare il sistema di consensi del Pd locale anche attraverso le numerose società partecipate attive sul territorio. Il Montepaschi è solo la punta dell'iceberg dei grovigli fra finanza e politica che in parte si trascinano ancora oggi. E che il Giglio magico, una volta conquistato Palazzo Chigi, ha continuato ad alimentare.

A dicembre 2014 l'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, viene visto all'Enoteca Spiriti di Piazza di Pietra a Roma attovagliato con l'allora presidente di Mps, Alessandro Profumo. In ballo, a quel tempo, c'era la riconferma del banchiere (ora candidato dal Tesoro al timone di Leonardo Finmeccanica) al vertice di Rocca Salimbeni, poi sfumata.

Sul fronte bancario è sempre stato attivo anche il Richelieu renziano, Marco Carrai, che nel maggio del 2014 aveva tentato di entrare nelle grazie di Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa. «Ciao Nanni, ti sono vicino. Sursum corda», è l'sms inviato da Carrai al professore bresciano nel giorno in cui i quotidiani davano conto delle indagini della procura di Bergamo su Ubi. Sursum corda non è una frase a caso: è una vecchia espressione della messa in latino che significa «rincuoratevi». Perfetto, per il gran sacerdote della finanza cattolica. «Nanni» non dette corda alle lusinghe. Ma quel messaggio, emerso dai faldoni dell'inchiesta bergamasca, dà la tara sulle manovre dei renziani per farsi amici i veri «poteri forti». E sempre tra gli sms, va ricordato anche quello inviato dal sindaco di Siena Bruno Valentini nel settembre 2013 a Renzi, al tempo in corsa per le primarie del Pd, sulle poltrone della Fondazione Mps: «Matteo allora vado a diritto sulle nomine, va bene?», chiese Valentini che al vertice dell'ente avrebbe voluto l'ex garante della privacy, Francesco Pizzetti (poi scavalcato da Antonella Mansi). Valentini inciampa, ma non molla. Proprio in queste settimane sono state rinnovate le poltrone dell'organo direttivo della Fondazione senese e il sindaco ha nominato Vincenzo Del Regno, nel 2012 nel comitato elettorale di Renzi a Siena ma soprattutto dal 2015 segretario generale della Città Metropolitana di Firenze. Poco compatibile con l'articolo 13 dello statuto dell'ente secondo cui non possono essere scelti «i segretari e i direttori generali delle regioni, delle province e dei comuni situati nei territori di attività prevalente della fondazione».

Il presunto incontro fra Maria Elena Boschi e Federico Ghizzoni per salvare l'Etruria, raccontato nel libro di Ferruccio de Bortoli (e non smentito da Unicredit nè da Ghizzoni) è grave per il conflitto di interesse fra il ruolo al tempo di ministro e quello di figlia del vicepresidente dell'istituto da salvare. Ma, come abbiamo visto, le pressioni più o meno debite non sono una novità per i fedelissimi del rottamatore di Rignano.

Il quotidiano La Stampa ieri riferiva di «un altro esponente del governo» che a gennaio 2015, nelle settimane precedenti al commissariamento della Popolare aretina, chiese alla Bper di valutare un intervento.

Tentativo per altro già fatto nella primavera 2014 dagli ex vertici dell'istituto toscano Francesco Rosi, Alfredo Berni e Boschi senior: Modena rispose picche e il trio bussò alla porta della Bpm che però venne lasciata chiusa dai milanesi dopo aver sentito Bankitalia.

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