Quando Stato e burocrazia si accaniscono sulle vittime
9 Dicembre 2019 - 17:00Numerosi i casi in cui le parti offese vengono chiamate a pagare il conto delle tragedie da cui sono state colpite
Tragedie che segnano una vita, sofferenze da cui non ci si riprende più. E nelle quali un giorno fa irruzione lo Stato, non per dare una mano ma per infierire, chiedendo alle vittime il conto del dramma inciso sulla loro pelle. La storia delle due sorelle di Massa cui l'Inps chiede 124mila euro è solo l'ultimo campione di una lunga serie di storie incredibili. Protagonista fissa, invariabile: la burocrazia pubblica. Che in tutte le sue incarnazioni - giudiziaria, fiscale, previdenziale - mantiene la caratteristica fondante di ogni burocrazia: è stupida.
A volte c'è rimedio, a volte no. Ci sono casi che passano sotto silenzio, e altri - come questo di Massa - che sollevano indignazione e scalpore, al punto che lo Stato deve fare marcia indietro. Ma come non notare che la notizia delle due sorelle arriva a ridosso del cinquantesimo anniversario della strage di piazza Fontana, nel cui tortuoso iter giudiziario l'unica condanna è quella rifilata ai parenti delle vittime, obbligati dalla Cassazione a risarcire le spese di giudizio dopo l'assoluzione dei presunti colpevoli? D'altronde si tratta di una costante di molti processi: chi chiede di avere giustizia e non la ottiene, si ritrova con l'insulto di dover pagare i danni. Una norma che il codice penale prevede per impedire le azioni infondate o pretestuose si trasforma in un incentivo a tacere, a non denunciare. Ne sanno qualcosa l'imprenditore siciliano e le associazioni antiracket che nel 2017 ebbero il coraggio di costituirsi parti civili contro i boss e i gregari dei clan di Bagheria: gli imputati vennero tutti assolti, e le parti civili condannate alle spese. A volte è difficile immaginare i percorsi mentali che, sfidando il buon senso, portano il burocrate di turno ad avanzare le sue pretese. Nel 2013 i familiari di altre vittime, quelle della strage di Ustica, rimasero di sasso quando appresero che l'Avvocatura dello Stato intendeva fare ricorso per impedire che ottenessero il risarcimento previsto dalla legge.
La stupidità della burocrazia sembra non fare distinzioni tra tragedie collettive e drammi individuali. La vicenda di Massa, per esempio, ha un precedente assai simile: nel 2015 il padre di una ragazza sventurata, che dopo essere stata violentata dal suo professore e averlo denunciato si era tolta la vita, si vide recapitare dal tribunale romagnolo la condanna a versare 40mila euro al padre dello stupratore, per risarcirlo del dolore e dello stress. A Milano qualche tempo prima fece scalpore il caso di un altro padre, cui erano stati assassinati entrambi i figli, cui il Comune inviò una raccomandata per obbligarlo a ritirare dall'obitorio i corpi dei due ragazzi minacciando in caso contrario di inviare una segnalazione all'Asl. Peccato che i due corpi fossero ancora sotto sequestro su ordine della magistratura.
Esiste una categoria a parte, ed è quella dei cittadini che vengono aggrediti dai rapinatori nei loro negozi e nelle loro abitazioni, reagiscono, e poi si vedono chiedere i danni dai criminali o dai loro familiari. Inevitabile, quando il negoziante viene condannato per omicidio colposo o volontario. Ma ci sono anche casi in cui il negoziante è stato assolto, perché un giudice ha riconosciuto che si è limitato a difendersi, eppure la richiesta di danni arriva lo stesso: accade, per esempio, a Franco Birolo, tabaccaio padovano, riconosciuto innocente in tre gradi di giudizio, che nel febbraio scorso è stato citato in giudizio dai familiari del ladro che aveva ucciso mentre cercava di entrargli in casa. Le aule giudiziarie sono l'habitat preferito di queste assurdità, ma la stupidocrazia non conosce confini. A presentare il conto alle due incolpevoli orfane di Massa è stato l'Inps.
A pretendere che una reduce dalla chemioterapia (come raccontava ieri il Corriere della Sera) giustificasse la spesa per la parrucca è stata l'Agenzia delle entrate: lo stesso fisco che quando un imprenditore si uccide sotto il peso delle tasse, manda abitualmente il conto ai suoi figli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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