Cronache

Quegli eroi bestiali che si fecero onore nella Grande Guerra

Oltre 16 milioni di animali hanno partecipato al conflitto Medaglie per 29 cani, 32 colombi, 3 cavalli e 1 gatto

Quegli eroi bestiali che si fecero onore nella Grande Guerra

Nei campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale egli ha mostrato di non temere la morte opponendole pervicacia e spavalderia, suscitando nei compagni d'arme gli stessi sentimenti. Nel fango e nel sangue delle trincee è sopravvissuto alle pallottole, alle bombe e alle baionette riuscendo a fuggire da due casematte incendiate dal nemico. Ma questo eroe non era un uomo, era un impassibile destriero, chiamato Warrior e passato alla storia come «il cavallo che i Tedeschi non potevano uccidere».

Ieri l'altro, Warrior, che ha sfidato le mitragliatrici e le granate durante il primo giorno della battaglia della Somme nel 1916, ha ricevuto un'onorificenza postuma equivalente alla Victoria Cross,il più prestigioso riconoscimento per i soldati britannici di tutte le battaglie. La medaglia gli è stata conferita, durante una speciale cerimonia, alla presenza di Brough Scott, nonno del generale Jack Seeley, che sarebbe poi divenuto Lord Mottistone e che condivise, sulla groppa di Warrior, i tanti pericoli dei campi di battaglia. Arrivato sul fronte occidentale l'11 agosto del 1914 assieme al generale Seely, Warrior diede subito prova di incomparabile coraggio salvando il graduato e se stesso dalle paludi del Passchendaele, dagli attacchi del nemico, dalle pallottole e dalle bombe divenendo ben presto una sorta di leggenda che rinfrancava il morale dei soldati durante le lunghe notti, quando i lamenti dei feriti riempivano il silenzio che precedeva l'alba di battaglia.

Nonostante le numerose ferite, Warrior sopravvisse alla guerra e ritornò nella terra dove era nato, l'isola di Wight, nel 1918 dove visse, trattato come umn familiare, assieme a Seely e ai suoi parenti fino alla morte che lo colse all'età di 33 anni.

Degli inglesi si può dire quel che si vuole e si possono mettere in luce i difetti di un popolo certamente non caloroso, talvolta pieno di sé che si compiace di snobbare chi non parla la sua lingua e vive in modo diverso dai suoi costumi, ma nessuno al mondo è più capace di onorare gli animali che hanno aiutato l'uomo in pace o in guerra come lo sanno fare i britannici. Durante la cerimonia, Mr. Scott Ha detto: «Accetto volentieri questa medaglia in onore di Warrior, di cui sentivo parlare sulle ginocchia di mia madre, purchè valga per tutti gli animali che hanno aiutato i soldati e la popolazione durante la Grande Guerra».

La Dickin Medal, istituita dalla fondatrice di un'istituzione benefica, Mrs. Maria Dickin nel 1943, è riconosciuta come la più altra onorificenza che possa essere attribuita a un animale che abbia aiutato l'uomo durante i conflitti bellici.

Sarebbero innumerevoli gli animali di tutto il mondo che meritano di essere ricordati con un tale onore. Basti pensare ai muli degli alpini, unica ancora di salvataggio per il soldato che percorreva al buio i tratturi ghiacciati delle montagne carsiche.

Diversi cani hanno ricevuto la Dickin Medal. Rob, il Collie paracadutato 20 volte (alcune anche in Italia) che evitò la scoperta e la distruzione delle postazioni amiche. Sasha, un Labrador del Corpo Veterinario Britannico, premiato postumo nel maggio 2014, per i suoi servigi come cercatore di esplosivi in Afghanistan.

Si stima che oltre 16 milioni di animali abbiano partecipato alla Grande Guerra. Per il momento sono stati premiati 29 cani, 32 colombi, 3 cavalli e 1 gatto.

E sono sicuramente pochi.

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