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Quegli eterni precari dal primo giorno. La vita in bilico di Toninelli & Co.

Il capo M5s pronto a sacrificare i ministri grillini meno amati dalla base

Quegli eterni precari dal primo giorno. La vita in bilico di Toninelli & Co.

Nel primo anno di «governo del cambiamento» sono state inventate alcune figure istituzionali completamente nuove: il premier «garante» di un contratto tra due partiti, il «bis ministro» vicepremier e capo politico, il ministro dell'Interno «tuttofare». E i ministri «precari», sempre sotto la spada di Damocle del rimpasto, oggetto di una continua trattativa per rispettare gli equilibri mutevoli tra Lega e M5s. Dopo il tonfo grillino alle Europee si è ripreso a parlare di loro e dell'ipotesi di assegnare al Carroccio un peso specifico maggiore all'interno del Consiglio dei Ministri attraverso il depennamento dei nomi «scomodi». Quelli con la poltrona traballante, più o meno dalla formazione del governo, sono Danilo Toninelli, titolare di Infrastrutture e Trasporti, Giulia Grillo, ministro della Salute, Elisabetta Trenta alla Difesa e Barbara Lezzi responsabile del ministero senza portafoglio per il Sud.

Campione di gaffe, mal sopportato da Matteo Salvini e giudicato nocivo per l'immagine del Movimento da molti suoi compagni di partito è Toninelli. Diventato una parodia di successo appena pochi mesi dopo l'insediamento del governo. Tralasciando in questa sede il ponte su cui poter mangiare, l'auto diesel di famiglia e altri scivoloni, lo scranno del Mit è fragile perché la stabilità dell'alleanza gialloverde è perennemente messa a rischio dal dossier Tav. Opera imprescindibile per la Lega, simbolo identitario del M5s. L'analisi costi-benefici commissionata da Toninelli sulla Torino-Lione non ha convinto nemmeno Giuseppe Conte, il premier notaio. Il leader della Lega e il grillino hanno battibeccato anche sulle competenze per i porti e il via libera ad altre grandi opere.

L'altro ministro «a scadenza» è la Grillo. Il medico catanese è inviso al troncone no vax dell'elettorato del Movimento per le sue posizioni sull'obbligo vaccinale e Luigi Di Maio la considera troppo debole. Poi c'è Elisabetta Trenta, ministro della Difesa in quota M5s ma presa in prestito dall'università Link Campus. Ha fatto arrabbiare Salvini sui migranti ed è nel mirino di alcuni generali dell'Esercito. Barbara Lezzi, al dicastero per il Sud, è da mesi in bilico dopo il voltafaccia sul Tap in Salento e una sua sostituzione spianerebbe la strada leghista per l'Autonomia.

Di Maio sembrerebbe approvare.

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