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Quei corridoi per conquistare l'Europa

Ecco il piano cinese che irrita Ue e Usa. E l'Italia è l'anello debole

Quei corridoi per conquistare l'Europa

Roma Un piano di infrastrutture e investimenti che rischia di limitare la sovranità degli Stati che aderiscono. L'Italia è il primo paese del G7 intenzionato ad entrare in quella che viene chiamata la Nuova via della Seta. La proiezione verso l'esterno del «Sogno cinese» del presidente Xi Jinping si chiama Belt and road initiative. Un piano di investimenti che coinvolge 152 paesi e punta creare una globalizzazione alternativa a quella fino ad oggi conosciuta, attraverso due direttrici sviluppate su più corridoi che partono dalla Cina e attraversano metà pianeta. Una via terra e l'altra via mare.

La prima parte da Pechino, attraversa l'Asia fino a Istanbul, risale verso Mosca e poi approda in Europa. Quella via mare attraversa il Sud est asiatico, passa per l'India, tocca l'Africa e poi risale il Mar Rosso, attraversa il Canale Di Suez. Poi il Mediterraneo con tappa ad Atene, Trieste e Venezia. Infine il collegamento via terra con il Nord Europa e quindi con l'altro pezzo della nuova strada della Seta.

Una cintura appunto, per favorire gli scambi tra la Cina e il resto del mondo, esclusa l'Australia e il continente americano. L'Italia in occasione della visita di Xi Jinping il 23 marzo oppure poco dopo, dovrebbe firmare un memorandum che apre la strada all'adesione al piano che comprenderebbe la realizzazione di varie infrastrutture. Non solo strade e porti, ma anche energia e telecomunicazioni. Quest'ultimo settore è tra i più delicati visto che in Italia si trovano basi militari Usa e Nato. Da qui l'irritazione degli Stati Uniti verso l'Italia e la prudenza dell'Europa, nonostante la Germania abbia un forte interesse a coltivare i rapporti con la Cina.

Tra i problemi posti dall'adesione italiana alla nuova via della seta, il fatto che un accordo internazionale affidi la realizzazione di infrastrutture a un paese extra Ue. Le regole europee prevedono che le gare siano «aperte a tutti gli operatori economici su base di parità», ha ricordato ieri il vicepresidente della Commissione, Jyrki Katainen.

Poi ci sono i dubbi di chi teme che l'adesione al piano o anche solo la firma del memorandum, sia una minaccia alla sovranità dell'Italia. Il piano «una cintura, una strada» è l'evoluzione di progetti in corso da anni e non è un mistero che la Cina punti sui paesi più deboli dell'occidente per penetrare nel Vecchio Continente. Principali obiettivi, i paesi dell'Est, attratti dalla possibilità di fare infrastrutture a costo zero.

Ora anche l'Italia dovrebbe entrare nel piano di investimenti cinesi e cresce il sospetto che l'Italia chieda alla Cina di finanziare, oltre alle infrastrutture, anche il debito pubblico. Un'ulteriore perdita di sovranità. Questa volta in buona compagnia di altri Stati che hanno venduto obbligazioni pubbliche a Pechino.

Usa in testa.

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