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Quei musulmani italiani tra esultanza e ambiguità

I sostenitori dell'Isis attivi a Milano inneggiano alla strage e organizzano viaggi in Medio Oriente I capi della comunità condannano ma con distinguo. Piccardo: "Non associateci ai macellai"

Quei musulmani italiani tra esultanza e ambiguità

C'è la condanna netta, la tentazione dell'ambiguità e anche una sotterranea accondiscendenza forse, nella pancia di Milano, dopo la strage di Parigi. Il fronte del terrore spacca il mondo musulmano e non è scontato che tutti condividano «senza se e senza ma» lo sdegno per l'orrore islamista. Destano inquietudine, in particolare, le voci raccolte ieri su circoli in cui anche oggi si radunerebbero sostenitori dell'Isis organizzando viaggi per il Medio Oriente; e un episodio avvenuto in viale Jenner due giorni fa: due ragazzi sui trent'anni, conosciuti come sostenitori dell'Isis, sono entrati in un ristorante kebab. Erano esaltati da quanto successo a Parigi e hanno iniziato a inveire contro i due ragazzi dietro il bancone: Jaskiran, 23 anni, e Yusuf, 18, che hanno risposto a muso duro.

«La violenza è contro il messaggio del profeta», tuona ora il direttore della moderata Casa della cultura islamica Asfa Mahmoud, assicurando che questo sarà il messaggio che il suo imam trasmetterà ai 4mila fedeli del suo centro, in via Padova. «Sgomento» e «dolore» è stato manifestato anche dal portavoce del coordinamento di 25 associazioni di Milano e Brianza, Davide Piccardo. Ha assunto una posizione di «rigetto più assoluto di un atto così orrendo», Piccardo, ma mostrando perplessità sulle ricostruzioni dell'azione di Parigi. «Le grida con cui gli assassini hanno voluto caratterizzare e “firmare” la loro aberrante impresa - ha scritto - non è altro che blasfemia e forse depistaggio». In seguito, commentando su Facebook la notizia del ritrovamento di un documento di identità perduto da uno dei killer, ha ironizzato sui «terroristi sbadati». Il portavoce Caim protesta per il fatto che si parli di «macellai islamici». «Non c'è alcuna evidenza - sostiene - sulla matrice e sulle finalità del gesto, che comunque condanno in modo netto». «Chi fa una cosa del genere - assicura - non è musulmano».

A Milano le tragiche notizie sulla vicenda parigina si sono accavallate nei tempi con l'annuncio di un'iniziativa legale con cui il Caim intende impugnare il bando comunale per assegnare tre aree agli enti religiosi che intendano costruire nuovi luoghi di culto - un bando che il Caim considera insufficiente, discriminatorio e in parte illegittimo. L'assessore Pd Pierfrancesco Majorino, ha chiesto che «i musulmani siano i primi a mobilitarsi». Piccardo ha precisato che gli islamici milanesi non si sentono «più in dovere rispetto ad altri di condannare questo fatto perché siamo musulmani». E ha rivendicato: «Siamo cittadini e musulmani onesti». In città si contano fra gli 80mila e i 100mila fedeli dell'islam. «In gran parte musulmani moderati dediti a dialogo e vita pacifica» dice Asfa. Purtroppo negli ultimi anni sono emersi spesso collegamenti fra alcuni elementi presenti in città - più o meno integrati in gruppi - e le vicende del terrore. Un nome per tutti è quello di Abu Imad, ex imam del centro di viale Jenner condannato dalla Corte di Cassazione a 3 anni e 8 mesi per associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale. In seguito si è appreso di indagini su un gruppo jihadista pronto al reclutamento di «volontari» da inviare nelle milizie dello Stato islamico. E l'Espresso in edicola dà conto di oltre 20 azioni violente di matrice jihadista commesse tra Milano e Roma nel 2011-2012. In genere si tratta di «lupi solitari» che si autoradicalizzano in rete. Come Mohamed Game: il libico nel 2009 tentò di far saltare in aria da kamikaze la caserma Perrucchetti.

Poi saltò fuori una foto che lo ritraeva nel corso del Ramadan.

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