Politica

Quei senza vergogna del cartellino

Tra i 13 arrestati anche un dirigente che timbrava il badge della moglie mentre lei restava a casa

Bepi Castellaneta

Foggia Forse qualche sospetto ce l'ha, gira la testa da una parte all'altra, si guarda intorno, una rapida occhiata al soffitto, poi rompe gli indugi e con movimenti veloci estrae un bel mucchietto di cartellini plastificati e comincia a farli passare sotto il dispositivo marcatempo. Una questione di pochi istanti, quanto basta per accorciare o meglio ancora scansare un'altra giornata di lavoro. Lui, l'uomo ripreso dalla telecamera, è un dipendente del Comune di Foggia, che timbrava il cartellino a posto di chi invece decideva di prendersela comoda o non farsi vedere. Perché tra colleghi, ci si da sempre una mano. E si fa anche a turno, in linea con il principio di «solidale» complicità che regola le logiche dell'assenteismo dilagante.

Il gioco di prestigio dei badge è finito ieri, quando i carabinieri hanno messo agli arresti domiciliari tredici persone tra le quali un dirigente comunale mentre sette sono state sospese dall'esercizio dei pubblici uffici. L'accusa ipotizzata dalla Procura di Foggia è truffa ai danni dello Stato.

Le indagini sono scattate nel 2015, quando gli investigatori hanno puntato i riflettori sul Servizio integrato delle attività economiche del Comune, che si trova in una palazzina alla periferia della città.

Pochi mesi prima i carabinieri avevano arrestato quattro dipendenti della Provincia proprio per assenteismo e forse, per questa ragione, gli impiegati comunali si erano fatti piuttosto diffidenti al punto da improvvisarsi agenti antispionaggio a caccia di telecamere. Che in effetti c'erano, ma non sono state trovate.

Tuttavia, sospetti a parte, la vita nell'ufficio distaccato del Comune è proseguita in maniera tranquilla con un orario di lavoro che volava, nel vero senso della parola. Tanto che la sede spesso era più o meno vuota: alcuni dipendenti si dedicavano allo sport e facevano jogging per tenersi in forma, altri approfittavano del tempo libero per sbrigare faccende personali e la moglie del dirigente, finito ai domiciliari, si faceva timbrare il cartellino dal marito, così da poter fare la spesa senza alcuna fretta.

Secondo quanto emerso dalle indagini il sistema era rodato e consolidato. Tutto si svolgeva secondo un copione ben definito e gli attori erano i dipendenti, che con lo scambio del badge recitavano la parte degli impiegati modello. I carabinieri non si sono semplicemente affidati alle telecamere, ma hanno compiuto numerosi appostamenti, sollevando il sipario su quanto accadeva in quella palazzina, dove gli orari erano elastici ma lo scambio dei badge era fisso. E all'occorrenza ognuno copriva l'altro. «Ci costituiremo parte civile se necessario», ha assicurato il sindaco di Foggia, Franco Landella.

Prima, però, bisogna fare i conti e capire a quanto ammonta il danno arrecato alle casse pubbliche.

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