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Quei tagliagole di ritorno liberati dalle nostre galere

Vivevano da noi, frequentavano le moschee italiane, li abbiamo anche arrestati. Ma poi sono usciti di galera. Per andare a combattere con l'Isis. Sostieni il reportage

Quei tagliagole di ritorno liberati dalle nostre galere

Ex detenuti di Guantanamo, un gruppo di Al Qaida a Milano, il francese convertito ed un rapper di Brescia sono i terroristi che abbiamo messo in galera, poi rilasciato o espulso con il risultato di farli tornare a combattere per la guerra santa dalla Siria alla Libia. I pezzi grossi sono i tunisini Sami Ben Khemais Essid e Mehdi Kammoun finiti agli inizi egli anni 2000 in un'inchiesta dell'allora pm Stefano Dambruoso sugli uomini di Al Qaida in Lombardia vicini alla moschea di viale Jenner. Oggi fanno parte dal cupola di Ansar al Sharia, il gruppo salafita armato, che destabilizza la Tunisia e la Libia. In una famosa foto la coppia jihadista è ritratta al fianco di Seifallah Ben Hassine, nome di battaglia Abou Iyadh, capo di Ansar. Alle spalle sventola la bandiera nera del Califfato. Ben Khemais Essid era stato arrestato in Italia nel 2001. Washington lo sospettava di voler organizzare un attentato contro l'ambasciata americana a Roma. Anche Kammoun è finito in carcere per terrorismo. Fra il 2008 e 2009 sono stati entrambi espulsi verso la Tunisia. Dopo il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo diverse organizzazioni come Amnesty international hanno protestato denunciando il rischio che i terroristi venissero torturati. In realtà lo scoppio della primavera araba a Tunisi li ha rimessi in libertà. E dal 2012 hanno continuato a cavalcare la guerra santa.

Fezzani Moez, un altro tunisino, nome di battaglia Abu Nassim venne catturato in Pakistan e trasferito a Guantanamo. Washington l'ha rimandato in Italia, da dove era partito per la guerra santa, nel 2009. Secondo il magistrato italiano, Guido Salvini, organizzava l'arrivo nell'Afghanistan talebano «dei mujaheddin provenienti dall'Italia» per poi addestrarli «all'uso delle armi e alla preparazione di azioni suicide». Nonostante inchieste e processi, Abu Nassim, non è mai stato condannato in maniera definitiva e alla fine l'abbiamo lasciato andare. L'antiterrorismo lo considera uno dei comandanti jihadista più pericolosi, che prima ha combattuto in Siria e adesso starebbe operando in Libia.

Il suo sodale, Nasri Riadh Ben Mohammed alias Abu Doujana, era il capo della «casa dei tunisini» a Jalalabad, in Afghanistan, dove confluivano i combattenti pro Osama bin Laden. Detenuto a Guantanamo è arrivato in Italia nel 2010 per poi essere espulso verso la Tunisia alla fine del processo, pronto a riprendere il Jihad.

In Siria è andato a combattere con i ribelli islamici anche Mounir Ben Abdelaziz Ouechtati, che nel 2007 era ricercato dalla procura di Perugia. Il caso più eclatante è quello dell'ex rapper Anas Al Abboubi, che si è arruolato nelle frange più estremiste della rivolta contro Damasco. Il giovane marocchino di Brescia era stato arrestato il 12 giugno 2013 per addestramento finalizzato al terrorismo internazionale, ma il tribunale del riesame lo rimise in libertà. Poco dopo sparì verso la Siria.

Adel Ben Mabrouk è un veterano dell'Afghanistan, soprannominato il barbiere per il lavoro che faceva in Italia prima di aderire alla guerra santa. Gli americani lo hanno sbattuto a Guantanamo riconsegnandocelo nel 2009. Nel nostro paese compariva in diverse indagini legate al terrorismo. Una volta scarcerato è partito per la Siria, dove sarebbe morto in combattimento.

Mabrouk ha condiviso la detenzione nel carcere di Macomer, in Sardegna, con il convertito francese Raphael Gendron e altri islamici. Nel 2009 il gruppetto esultava per l'attentato suicida a Kabul che costò la vita a sei soldati italiani. Gendron, dopo 4 anni di carcere in Italia è stato rilasciato dirigendosi subito in Siria.

L'11 aprile 2013 una cannonata lo ha ucciso.

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