Cronache

Quell'analgesico chiamato carezza

La mano di mamma o papà aiuta i neonati a sentire meno dolore

Quell'analgesico chiamato carezza

Simonetta Caminiti

Il balsamo invisibile, il massaggio incantato, il segreto senza parole che, d'istinto, spesso rivolgiamo a chi amiamo. Una carezza. Semplice, bella e buona. Secondo uno studio dell'università di Oxford e della Liverpool John Moores University (pubblicato da Current Biology), le carezze riservate ai neonati sono un potentissimo analgesico. Forse insuperabile. L'indagine attesta come, prima di una procedura medica quale un'analisi del sangue, accarezzare un bimbo in fasce potrebbe ridurre la sua percezione del dolore grazie al fatto che le carezze riescono a limitare nei bambini l'attività cerebrale correlata alle esperienze dolorose.

È stato l'elettroencefalogramma (Eeg) a dirigere i ricercatori verso questa pista. Ricercatori che hanno monitorato l'attività cerebrale di 32 neonati durante un esame del sangue, misurando l'attività elettrica del cervello per comprendere se e in che misura le carezze possano alleviare il dolore nei neonati. Ebbene, la metà dei bambini sottoposti all'indagine ha beneficiato di qualche minuto di carezze: dalle risposte dell'Eeg, è stato evidenziato in questo gruppo il 40 per cento in meno di attività cerebrale correlata al dolore rispetto all'altro gruppo di neonati (quelli che non avevano ricevuto alcuna carezza). Già uno studio precedente, dello stesso team, aveva già messo in luce la sussistenza di un modello di attività cerebrale dei bambini, connessa al dolore subito dopo un esame del sangue: era stato dimostrato in quella sede che il dolore poteva essere ridotto con interventi quali l'applicazione di un anestetico locale prima della procedura medica. Adesso, la svolta: basta una dose di carezze. E, possibilmente, non carezze qualsiasi.

Se esiste già un how-to per i genitori interessati ad «anestetizzare» il loro piccino? Parrebbe di sì. L'ideale, secondo questo studio, sarebbe un movimento delicato della mano di circa tre centimetri al secondo sulla pelle del neonato. Ecco la «ricetta» che potrebbe fornire effetti antidolorifici tra i più efficaci. Secondo l'autrice Rebeccah Slater, dell'Università di Oxford, «i genitori accarezzano istintivamente i loro bambini a questa velocità ottimale». Una prova, quindi, che l'impulso naturale materno e paterno custodisce già il mistero della protezione del bambino, anche in questo caso. «Se riusciamo a capire meglio le basi neurobiologiche che offrono alcune tecniche come il massaggio infantile prosegue Slater possiamo perfezionare i consigli da dare ai genitori su come supportare i loro figli». Un analgesico senza effetti collaterali, ribadiscono i ricercatori.

Il prossimo step? Replicare l'esperimento sui bambini prematuri, i cui percorsi sensoriali sono ancora in via di sviluppo.

Dimostrando, probabilmente, che il potere della tenerezza di un genitore è a prova di scienza: perfino di fronte alle prime sfide della vita col dolore fisico.

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