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Quelle donne islamiche in lotta contro l'Isis

Quelle donne islamiche in lotta contro l'Isis

Mariam al Mansuri ha fatto centro. È diventata l'orgoglio femminile musulmano che rialza la testa, simbolo buono, eroina delle donne islamiche che con i fondamentalisti non vogliono confondersi.

Il maggiore Mariam, 35 anni, è diventata famosa quando l'altro ieri ha colpito l'obiettivo che i suoi superiori le avevano assegnato. Al comando del suo caccia F16 si è alzata in volo e ha bombardato una base dello Stato islamico in Siria. «Il mio sogno era colpire i terroristi dello Stato islamico» ha dichiarato durante una intervista. E in un attimo era già diventata tra le donne più amate del web. Una musulmana con il velo che bombarda i fondamentalisti islamici ha colpito e affondato. Orgogliosa e fiera al posto di combattimento ha inflitto il peggiore degli smacchi possibili ai tagliagole sessisti.

Scatenatissime sul web le signore mediorientali non ci hanno pensato due volte e, come se aspettassero il momento buono, sono uscite allo scoperto. In tantissime si sono precipitate a scrivere sulla rete: «Prendete questo! Terroristi sessisti!». E ancora: «Le ragazze degli Emirati Arabi fanno piovere uguaglianza dal cielo!» scrive su twitter una professoressa di AbuDhabi che si firma @ArabScarab. «Ciao, Isis! Vi ha bombardato una donna. Vi auguro una buona giornata» scrive sempre ancora su Twitter Oula Abdulhamid, analista del Washington Institute.

È la voce che si fa sentire delle donne musulmane che non vogliono neppure per un istante essere confuse con la faccia buia e feroce dell'islam. Niente a che fare con le altre: le donne jihadiste che hanno lasciato l'Europa per combattere contro l'Occidente. Come quella studentessa di medicina, britannica, di appena 21 anni, che si era fatta fotografare mentre reggeva una testa mozzata dai boia di Isis. «Un medico terrorista, il lavoro dei sogni» diceva. Lo stesso desiderio di Khadijah Dare, la 22enne inglese convertita all'Islam che su Twitter confidava le sue ambizioni: «Voglio essere la prima donna inglese a uccidere un britannico e un americano». Sogni opposti e diversi a quelli del maggiore Mariam al Mansouri al comando di uno squadrone. Nata ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, laureata in letteratura inglese, è stata la prima donna a far parte dell'aeronautica del suo Paese quando l'accademia militare diede la possibilità alle donne di essere una «top gun». Nelle interviste ha sempre ripetuto che è stato l'amore per il suo Paese e la voglia di sfide a farla decidere di arruolarsi nell'aeronautica. «È altamente qualificata, addestrata ed è un pilota da combattimento», ha detto Yousef Al Otaiba, l'ambasciatore degli Emirati negli Stati Uniti, il quale a proposito ha anche raccontato un aneddoto. «Il pilota americano che doveva fare rifornimento via aerea ha chiesto aiuto alla flotta emiratina e quando hanno sentito la voce di una donna via radio c'è stato un momento di pausa durato almeno 20 secondi», ha detto l'ambasciatore.

L'entrata in combattimento, all'interno dell'alleanza con gli americani è un attacco militare e ideologico da parte degli Emirati, che non hanno titubato a designare una donna con il velo - simbolo di devozione religiosa - per attaccare a chi si erige come unico depositario dell'islam. Una grande lezione. Come quella di Avasta, morta proprio nelle stesse ore in cui la sua storia rimbalzava su tutti i media occidentali, dopo un reportage di Foreign Policy sulle donne che stanno combattendo l'Isis. Avesta era una guerriera, leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan: la 24enne è rimasta uccisa in azione, ferita mortalmente al collo, mentre guidava la sua unità contro i miliziani dello Stato islamico nei pressi di Makhmour. Stessa tragica fine per Samira Saleh al-Naimi, avvocato e difensore dei diritti umani, nota per la difesa dei detenuti e il sostentamento delle famiglie disagiate, è stata giustiziata il 22 settembre a Mosul dai militanti dello Stato islamico.

Il maggiorer Al Mansouri è solo all'inizio di questa lunga battaglia. Per lei i guai partono dalla famiglia. Il suo stesso clan, l'ha ripudiata: «Noi membri del clan al-Mansouri ci dissociamo da Mariam».

La sua lotta è solo all'inizio.

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