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Quelle latrine a cielo aperto che puzzano di buonismo

Da ogni parte d'Italia giungono segnalazioni e foto e filmati di lazzaroni che hanno preso le nostre città per delle latrine

Quelle latrine a cielo aperto che puzzano di buonismo

Da fenomeno isolato, in poco tempo la soddisfazione dei bisogni corporali in luogo pubblico - e fra il pubblico - è diventata rito consueto e di uso costante. Da ogni parte d'Italia giungono segnalazioni e foto e filmati di lazzaroni (e qualche lazzarona) che hanno preso le nostre città per delle latrine a cielo aperto, le fontane per pubblici orinatoi quando non, è il caso di Brescia, fontana di piazza della Vittoria, di bidet per intimi lavacri. Uno spettacolo immondo, incivile e oltraggioso che sta dilagando a ritmo preoccupante. E la preoccupazione è che della sozza pratica non se ne cavi un nuovo diritto - uno più uno meno... - di quelli condivisi&non negoziabili a favore delle minoranze d'ogni genere e grado. Qualcosa in tale direzione già è stata fatta e mi riferisco alle reazioni del consesso solidar-terzomondista-multiculturalista alle prime perfòrmance dei liberi defecatori, appartenenti e dunque di per sé geneticamente incolpevoli, all'area migrante: poverini, e che debbono fare se mancano i cessi pubblici?

Chi ha un po' bazzicato per turismo i luoghi d'origine del flusso migratorio sa bene che anche lì di gabinetti pubblici quasi non se ne parla; eppure non ci si imbatte, come si dovrebbe, a sentire i solidar-terzomondisti, in indigeni che la fanno per strada. Ciò significa che anche per quelle sante e mirabili culture il farlo è indecente, è riprovevole. É da selvaggi. A casa loro. A casa nostra no, a casa nostra è una faccenda scontata, di nessuna rilevanza estetica, igienica e morale. Ne hanno convinzione, i liberi defecatori, perché consapevoli che grazie alla predicazione dei solidar-terzomondisti godono di speciali privilegi, il primo dei quali è la condizione libera da obblighi, che se imposti verrebbero immediatamente rubricati, proprio perché ingiunti a loro, sotto la voce «razzismo».

Giusto per evitare una accusa di razzismo è doveroso aggiungere che l'essere sozzoni non è loro prerogativa. Tanto per fare un esempio, i luoghi deputati alla movida emanano all'alba, dopo il passaggio dell'orda, fetori inequivocabili. Alberto Asor Rosa, per dirne un'altra, elevò fiere proteste perché nelle adunate domenicali di piazza San Pietro l'androne di casa sua, a Borgo Pio, finiva in latrina con tanto di fila in strada. Però, anche questo va pur detto, la villania, la sfacciataggine della nostra meglio gioventù e il menefreghismo dei pellegrini è almeno mitigato dalla discrezione. Mai in pieno sole, mai tra la folla, mai ostentando, mettendosi in mostra.

Come invece piace fare, quasi in forma di sfida e se non di sfida comunque di provocazione, dai richiedenti asilo, chiamiamoli così.

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