Economia

Quell'offerta da 1,6 miliardi finita nel dimenticatoio

Quattro fondi erano pronti a rilevare le banche. E ora il Tesoro si rintana nel silenzio

Quell'offerta da 1,6 miliardi finita nel dimenticatoio

Il ministero del Tesoro si è chiuso ieri in un silenzio spesso come una parete di roccia davanti alla fuga di notizie sulla proposta da 1,6 miliardi avanzata lo scorso 30 maggio da quattro fondi hedge internazionali per Veneto Banca e Popolare Vicenza.

Se le bocche al dicastero di via XX Settembre sono rimaste cucite, complice un comprensibile imbarazzo, il clima è rovente. E ad alzare la voce è stato anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia ponendo precise domande al ministro Pier Carlo Padoan sui motivi del precipitare della crisi in una sola settima e sui rapporti di forza tra Italia ed Europa. Polemiche politiche a parte, i primi ad avere bisogno (e diritto) alla chiarezza sono comunque Piazza Affari, che domani mattina riaccenderà il listino dopo la pausa del fine settimana, e i contribuenti italiani. Questi ultimi chiamati a sborsare 11-12 miliardi per supportare l'unico piano praticabile rimasto sul tavolo, al termine di una data room lampo, per Veneto Banca e Popolare Vicenza. Si tratta dell'offerta «di sistema» avanzata da Intesa Sanpaolo, pronta però a rilevare i soli asset in bonis dei due istituti veneti al prezzo simbolico di un euro.

Ma torniamo al piano dei quattro fondi hedge internazionali. Da quanto è stato possibile ricostruire Sound Point Capital, Cerberus, Attestor e Varde - coordinati da Deutsche bank- erano pronti a iniettare 1,6 miliardi nelle due banche in crisi in cambio del 15% del loro capitale. Ma pretendevano di avere il potere di indirizzo sulla governance, sfilandola quindi dall'influenza di Atlante: sembra tuttavia che l'attuale ad di Popolare Vicenza, Fabrizio Viola, sarebbe rimasto in sella.

Dal punto di vista tecnico la proposta prevedeva la sottoscrizione riservata di circa 1,3 miliardi in bond tier1 e tier 2 di nuova emissione e altri 300 milioni in azioni. Banca d'Italia e Deutsche Bank non commentano, nè vi sono certezze su quale fosse il prezzo proposto o dettagli su quale sarebbe stata la modalità per smaltire i crediti deteriorati (11 miliardi) e i tagli agli addetti. Nel disegno di Intesa Sanpaolo gli esuberi sono circa 4mila, tutti volontari grazie al rifinanziamento - appunto con denaro pubblico- del fondo esuberi per allungarne lo scivolo verso la pensione a sette anni.

Da quanto ha ricostruito la Reuters, gli uffici di Padoan si sarebbero però limitati a completare solo una prima analisi del piano dei fondi, senza mai inviare una risposta formale. Il tutto mentre l'Europa da metà maggio urlava il suo diktat che per evitare il bail-in di Vicenza e Montebelluna occorrevano 1,2 miliardi versati dai privati (mai trovati).

Come, fino a prova contraria, è il denaro dei signori dei fondi.

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