Politica

La questura censura i giovani di Forza Italia Tagliato «Renzi» dallo striscione di protesta

È rimasto solo «Hai fallito». Gli azzurri: interrogazione parlamentare

Patricia Tagliaferri

Roma Con certe parole bisogna andarci piano. Possono essere pericolose. Soprattutto se di mezzo c'è il premier, che di questi tempi non riscuote particolare simpatia tra la gente. Scrivere su uno striscione «Renzi hai fallito» e attaccarlo su un palazzo proprio lì dove sarebbe passato il presidente del Consiglio, non si può fare. Per una questione di sicurezza, dicono. Mica per altro. Perché gli animi bisogna calmarli, non esacerbarli. E poi per far sì che la visita istituzionale del capo del governo fili via liscia, senza intoppi di sorta.

Via quindi quel «Renzi» dal mega cartellone. Molto meglio un impersonale «hai fallito», che non offende nessuno e nessuno fa arrabbiare. Al ritocchino ha pensato la polizia di Prato nella notte tra venerdì e sabato. Qualcuno grida alla censura, qualcuno si appresta a presentare un'interrogazione parlamentare, altri si stupiscono che in democrazia possano accadere certe cose davanti ad una scritta che si poteva non condividere ma non era né provocatoria né offensiva. A pensarla e affiggerla su un pannello di una decina di metri attaccato al primo piano di un palazzo che ospita il loro coordinamento provinciale, proprio di fronte al centro per l'arte contemporanea Pecci, a Prato, dove si è recato il presidente del Consiglio sabato mattina per un'iniziativa a favore del referendum costituzionale, era stato il movimento giovanile di Forza Italia. Ritenendo che il gesto rientrasse nella normale dialettica politica.

Sabato mattina la sorpresa: il lembo dello striscione che conteneva la parola «Renzi» era stato tagliato. Un piccolo giallo lì per lì. Poi si è saputo che era stata la questura ad ordinarne la rimozione, come ha confermato lo stesso questore di Prato, Paolo Rossi. Tutto è avvenuto durante la bonifica di routine delle zone dove l'indomani sarebbe passato Renzi, effettuata dagli agenti di polizia e dagli uomini della sicurezza del premier, che di solito si occupano di ben altre e più serie faccende, non certo del contenuto degli striscioni. Questa volta, però, quel «Renzi hai fallito» scritto a caratteri cubitali non poteva restarsene lì in bella mostra. Non ora, non a pochi mesi dal referendum che rischia di decidere le sorti del governo. Meglio qualcosa di più sobrio e anonimo.

Ma alla polemica politica, che inevitabilmente ne è seguita, ha risposto il questore: «È una questione di sicurezza pubblica, noi abbiamo il compito di stemperare gli animi. Una pattuglia ha ritenuto dunque di rimuovere la parte dello striscione senza però che questo comporti ledere i diritti di nessuno». Gli azzurri, naturalmente, non hanno gradito. «Siamo un po' sorpresi - dice Giorgio Silli, responsabile nazionale Immigrazione - non c'era nulla di offensivo in quelle parole. Abbiamo informato il nostro capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, e stiamo valutando se presentare un'interrogazione parlamentare. Non che sia una cosa grave in sé, ma sembra che si siano mossi per una sorta di reato di lesa maestà. Ricordo, però, che la lesa maestà esiste solo nelle monarchie assolute».

Nelle monarchie assolute, ma evidentemente anche nelle democrazie renziane.

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