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L a proposta di legge di Elvira Savino, che prevede un anno di carcere per i genitori che impongono ai figli una dieta vegana, ha riacceso lo scontro tra vegetariani e carnivori. Da un lato il radicalismo di genitori che adottano per i loro bambini un'alimentazione squilibrata e pericolosa, dall'altra quelli che mangerebbero soltanto quello che si stacca da un osso, infischiandosene dell'inquinamento prodotto dagli allevamenti intensivi, in cui spesso gli animali sono trattati con un'insopportabile crudeltà.

Oggi si può scegliere cosa mangiare e una dieta variegata e sana prevede al massimo 300 grammi di carne a settimana, una quantità che permetterebbe il rispetto dell'ambiente e di chi vuole alimentarsi di tutto. Rinunciare, se si ha voglia, a una buona bistecca, è un sacrificio che trasforma in peccato un comportamento che accompagna l'uomo dall'età della pietra. L'atteggiamento degli animalisti, che vorrebbero alla gogna i carnivori, sembra motivato da qualcosa d'inconscio, che ha poco a che vedere con il rispetto per tutti gli esseri viventi. Mentre aumenta l'amore per ogni altra specie, diminuisce quello per i propri consimili, come per la teoria dei vasi comunicanti.

Eppure lo insegnano proprio gli animali che l'aggressività è naturale verso le altre specie, di cui infatti si nutrono, e innaturale se è intraspecifica, perché mette a rischio la sopravvivenza della propria popolazione. I lupi sono migliori di noi, non perché si alimentano soltanto di tofu e legumi e non mangiano agnelli o polli, ma perché quando lottano tra loro, se il più debole si arrende, il più forte si blocca e l'aggressività è immediatamente inibita, al contrario di quanto avviene tra gli umani, capaci di uccidere un altro individuo, anche se, invoca pietà.

Una pietà che ormai si vorrebbe riservata agli animali e negata agli uomini. Le persone si usano strumentalmente tra loro, è venuto meno il rispetto dell'anziano e del bambino, delle donne e di chi si trova in difficoltà, cui si volta le spalle in nome di una cultura che valuta gli individui in base a ciò che rendono e sono in grado di offrire alla società. Un individualismo in nome del quale si sacrifica la famiglia, i figli e i compagni, e che probabilmente genera un senso di colpa che è proiettato sugli animali, a cui si vorrebbe garantire quell'assenza di aggressività che non è riservata agli umani.

Spiritualizziamo il rapporto con gli animali e siamo animaleschi con gli uomini, abiurando quell'istintualità che permette al lupo di mangiare l'agnello e di salvare suo fratello di branco, da cui deriva la sua stessa sopravvivenza e quella di tutta la sua comunità.

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