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Quirinale, Berlusconi sicuro: nome concordato con noi

Il Cav si fida di Renzi per la partita del Colle: Forza Italia è tornata centrale E sui frondisti si dice certo che rientreranno nei ranghi senza fare troppi danni

Quirinale, Berlusconi sicuro: nome concordato con noi

Sul Colle, Berlusconi si fida di Renzi: il presidente sarà concordato con noi. E sulla dissidenza interna, dopo l'amarezza per lo scontro andato in scena a Montecitorio nella riunione con i suoi deputati, comincia a far spallucce: «Vedrete che rientreranno nei ranghi». Il Cavaliere è più di buon umore ad Arcore, lontano dai Palazzi romani. Palazzi che però lo rivedranno presto protagonista come di fatto lo è già adesso, seguendo la linea «pattista». «Siamo tornati centrali», ripete a tutti per perorare la causa del «sì» alla legge elettorale e al nuovo Senato. Con un elemento da non sottovalutare: Renzi, grazie al soccorso azzurro, può incassare l'Italicum prima della partita per il Quirinale. Non è così, invece, per le riforme costituzionali in discussione alla Camera. Quindi, qualora il premier dovesse giocare sporco sul Colle, il Cavaliere potrebbe dire addio al salvagente e lasciarlo in balìa della minoranza piddina. Tesi che potrà valere anche per altri provvedimenti di natura economica? Step by step . L'input di Arcore è quello di andare con i piedi di piombo. Prova ne è che i big azzurri hanno assicurato all'unisono che Fi non abbraccerà Renzi sul resto. Giovanni Toti: «Forza Italia è e resta all'opposizione». Paolo Romani: «Appoggio esterno? Improbabile e impossibile». E Deborah Bergamini: «Non esiste alcun margine di dubbio: siamo convintamente all'opposizione di questo governo».

Un modo per tranquillizzare la fronda interna, allergica ad ogni rapporto con Renzi? Sì e no perché dei cosiddetti «frondisti» Berlusconi comincia a fare spallucce: non soltanto ritiene che con i numeri che hanno non possano «fare danni» in sede di elezione del capo dello Stato; ma è pure persuaso che la truppa fittiana si assottiglierà. Nonostante ciò il clima tra gli azzurri resta teso e ieri è toccato al verdiniano D'Alessandro e al fittiano Bianconi duellare. Il primo: «Il calo di consensi è dovuto a chi continua a marcare pubblicamente differenze e distinzioni». E il secondo: «D'Alessandro mi evoca le veline del Minculpop che a fascismo semisconfitto si scagliavano contro i “disfattisti”».

Tutta Forza Italia dirà di «sì» all'emendamento che introduce il presidenzialismo, firmato da molti fittiani. E Mariastella Gelmini spiega il perché: «Ci stiamo perché è nel Dna di Forza Italia ed è la nostra stella polare da quando Berlusconi è entrato in politica. Se, però, si vuole subordinare alla loro approvazione il nostro sostegno alla riforma nel suo complesso, il discorso cambia». Tradotto: attenzione a non utilizzare il presidenzialismo come un piccone per abbattere il muro faticosamente costruito del patto del Nazareno.

Al di là delle baruffe interne, Berlusconi benedice il nuovo corso «responsabile» che lo ha riavvicinato ad Alfano e soci. E proprio con i centristi il Cavaliere farà fronte comune quando si inizierà a votare per il post Napolitano. Molto probabile che alle prime votazioni l'input sarà quello di votare scheda bianca, come sostenuto da Angelino. Se con l'Ncd si sta per chiudere l'accordo dappertutto per le prossime Amministrative, con il Carroccio ormai è freddo-gelo. Su questo fronte, tuttavia, il Cavaliere oscilla tra due sentimenti; da un lato minimizza lo splendido isolamento leghista: «È solo tattica, dove vanno da soli?»; dall'altro lamenta l'opportunismo del Carroccio: «Però governano Lombardia e Veneto con i nostri voti». E Toti rincara la dose: «Per riconfermare Zaia, però, alla Lega i nostri voti servono... E ricordo a Salvini che quando a guidare il Carroccio c'era Bossi sebbene col 5% s'era portato a casa tutto il Nord.

Impari dal Senatùr».

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