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I rom brindano ai funerali di Ermes

L'ultimo schiaffo al robivecchi vicentino stroncato dal crepacuore per le troppe ingiustizie dello Stato. La rabbia della gente: "Carnefici trasformati in vittime"

I rom brindano ai funerali di Ermes

Il duomo di San Michele Arcangelo ad Arsiero (Vicenza), semidistrutta durante la Prima guerra mondiale, conserva la grandiosa pala de «L'Apparizione». Sotto, incorniciata dai fiori, c'è la bara di Ermes Mattielli. Dolore composto nel tempio, ma rabbia palpitante nei cuori. Sul sagrato i «duri» della Liga Vente accusano i parlamentari leghisti di essere dei «mollaccioni». I parroco ordina: «Via le bandiere politiche».

Poi comincia la messa. Commozione. Funerali «di» Stato? No, questo è il funerali «dello» Stato. E la differenza è sostanziale. Qualcuno piange di rabbia. Poi applaude all'arrivo deol feretro. Altri, nell'accampamento rom di Schio dove vivono i due rom-ladri feriti da Ermes, brindano: «Quello lì ha fatto la fine che meritava...». Una storiaccia cominciata male e finita peggio. Paradossi che si accavallano gli uni agli altri. Ermes che si becca 5 anni e 4 mesi di carcere per essersi difeso la sera del 13 giugno 2006 dall'ennesima irruzione dei ladri (loro condannati invece a solo 4 mesi). Ermes chiamato a risarcire 135 mila euro a chi lo hanno derubato per 20 volte in dieci anni. Due rom che, probabilmente, andranno a vivere nella casa di Ermes: quella stessa casa dove i nomadi avevano preso l'abitudine di entrare, rubare e andarsene via. Impuniti. Sempre.

Questo è il dramma di un uomo che non aveva nulla, ma a cui i suoi carnefici (che qualcuno ha trasformato in «vittime») hanno rubato tutto. Compreso un'eredità consistente in una catapecchia e un magazzino pieno di rottami. Poca roba. Nulla a che fare con la ben più ricca eredità - morale - di Ermes. E c'è mancato poco che i due rom-ladri, di cui sopra, si impossessassero anche dell'assegno con cui ieri sono stati pagati i funerali del 54enne robivecchi di Arsiero (Vicenza) stroncato da un infarto cinque giorni fa. Un assegno di 2mila euro che porta la firma particolare: Graziano Stacchio. Stacchio (ieri presente ai funerali) è il benzinaio di Ponte di Nato (Vicenza) «collega di sventura» di Mattielli. Ad accomunali non solo l'origine vicentina, ma soprattutto l'assurdità del groviglio giudiziario che ha soffocato entrambi. Mattielli ci ha rimesso al pelle; Stacchio è vivo, ma in un grave stato di prostrazione fisico-mentale.

Le loro vicende sono ormai note. Graziano Stacchio la sera del 3 febbraio scorso, sparò ad un gruppo di banditi (uno di loro morirà poi in ospedale) mentre stavano compiendo una rapina nella gioielleria accanto al suo esercizio commerciale. Il benzinaio per questa vicenda dovrà' affrontare un processo per eccesso colposo di legittima difesa. Mattielli, invece, era già stato condannato a 5 anni e 4 mesi per aver ferito due ladri che, per la ventesima volta in dieci anni, avevano tentato di portargli via le sue misere cose. Non solo. Mattielli avrebbe dovuto anche risarcire i due ladri con 135 mila euro. Una storia che fini sulle prime pagine di tutti i giornali. Partirono le collette a sostegno di Ermes. Anche Stacchio offrì un assegno, inviandolo al comitato pro-Mattielli.

Con questi soldi ieri sono stati pagati i funerali di Ermes, morto in miseria. La sua eredità (una catapecchia e un magazzino pieno di rottami) finirà nelle mani dello Stato, che poi la «girerà» ai due rom in qualità di «beneficiari del risarcimento disposto dal l'autorità giudiziaria» (ma un gruppo di sindaci vicentini sta già lavorando per una soluzione alternativa, destinare gli immobili ai senzatetto della zona). L'assegno di Stacchio si è miracolosamente salvato grazie al fatto di essere finito in un fondo a sostegno di Mattielli, ma non intestato direttamente al lui. Nel vergognoso ribaltamento di ruoli vanno segnalate anche le parole di Sonia Caris, la madre di uno dei malviventi feriti da Ermes in quella maretta sera del 13 giugno 2006: «Se dicessi che la sua morte mi dispiace, direi una bugia. Nessun perdono (dice così, «perdono») per l'uomo che ha tentato di uccidere mio figlio, ma non ho augurato il male a nessuno (notare la magnanimità ndr).

Mio figlio merita giustizia (dice proprio così: «merita giustizia»), ha sbagliato, certo, ma questo non significa che dovesse morire. Con 9 pallottole in corpo è un miracolo che sia sopravvissuto». Fin qui il «miracolo». Quanto all'incubo, quello lo ha subìto solo Ermes: la vittima che l' (in)giustizia ha trasformato in carnefice. Anche per questo Mattielli è morto.

I medici dicono per «infarto»; gli amici per «crepacuore».

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