Cronache

La ragazzina ribelle e un amore malato

Sui social la storia di un legame opprimente. I parenti contro quel rapporto

La ragazzina ribelle e un amore malato

Restano le foto, i baci spiaccicati addosso, il nero e il bianco della vita di una ragazzina di sedici anni. Promesse con l'ambizione del per sempre. Quante cose racconta della vita di una adolescente Facebook. Ma più di tutto resta quel post, lunghissimo e chiarissimo. «Non è amore se ti fa male. Non è amore se ti controlla. Non è amore se tu fa paura di essere ciò che se. Non è amore se ti picchia. Non è amore se ti umilia...». Non lo era no. E Noemi aveva il bisogno di dirselo. A se stessa ancora prima che agli altri perché per denunciare devi avere prima la forza e facile non è. In fondo hai solo sedici anni ed è tutto comunque enorme. Era il 23 agosto quando ha ricopiato questa poesia contro la violenza sulle donne dalla pagina «Amor del Pendejos». Sette giorni prima di scomparire, di sgusciare giù dal letto e accettare di incontrare il suo ragazzo che «voleva parlarle». Erano le 5 di mattina e Noemi non ha saputo dire di no. Nonostante la sua famiglia l'avesse avvertita, che quel ragazzo non andava bene, considerato un poco di buono. Il rapporto tra i due adolescenti era stato da sempre osteggiato dalla famiglia di Noemi. Qualche settimana fa il presunto assassino era stato denunciato alla Procura per i minorenni dalla mamma di Noemi, Imma Rizzo, a causa del suo carattere violento. Ne erano nati due procedimenti: uno penale per violenza privata, l'altro, civile, per verificare il contesto familiare in cui vive il giovane e se fossero in atto azioni o provvedimenti per porre fine alla sua indole violenta. Procedimenti che non hanno portato ad alcun provvedimento cautelare. L'aveva già picchiata diverse volte, lo aveva detto anche suo cugino.

A nessuno piaceva quel ragazzo. Solo lei lo difendeva. E i due ragazzini hanno continuato a vedersi, anche dopo quel commento terribile del padre di lui, lasciato lì in rete, accanto alla data del fidanzamento che lei aveva scritto orgogliosa. Lui che al pari di un adolescente si era messo a scrivere su Facebook: «Un cancro». Eppure Noemi quella mattina è salita sulla sua auto e via. Buio. Ricerche e appelli della sorella, che alla fine di agosto doveva laurearsi e «l'aspettava per festeggiare».

Oggi, sulla sua pagina Facebook sono in tantissimi indignati e rabbiosi contro il fidanzato. E scrivono e chiedono giustizia. «Bestia». «Piccolo angelo, non potevi difenderti». «Povera ragazza, maledetto bastardo». «Riposa in pace con gli angeli». «Questa povera ragazza cercava di far capire che qualcosa non andava... bastardo devi fare una brutta fine». È stata aperta anche una pagina, «Giustizia per Noemi». Lei che il 22 agosto carica una foto in pantaloncini corti e pancia scoperta. Uno sguardo ammiccante, i capelli lungo la schiena, un messaggio e un cuoricino. «La voleva l'amore mio».

Un amore che si è portato via una bambina di sedici anni appena.

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