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La Raggi ammette le bugie E adesso inguaia il Direttorio

Il sindaco sapeva dell'inchiesta a carico della Muraro quando la nominò assessore. «E informai i vertici M5s»

La Raggi ammette le bugie E adesso inguaia il Direttorio

Paola Muraro e Virginia Raggi hanno clamorosamente mentito. Solo ora ammettono di aver saputo a fine luglio che la prima era indagata fin da aprile. Solo ora, che arriva la conferma della Procura di Roma, richiesta dalla Commissione sulle Ecomafie. E rivelano anche che i vertici del M5S erano informati di tutto.

Il bagno di verità viene imposto alla sindaca e all'assessora all'Ambiente, durante l'audizione a San Macuto. A leggere la nota dei pm prima di iniziare è il presidente Alessandro Bratti: la Muraro «è iscritta nel registro delle indagini dal 21 aprile 2016». E, come anticipato domenica da Il Giornale, lei lo sapeva bene, visto che il 18 luglio 2016 le è stato rilasciato, su sua richiesta, il certificato ex articolo 335 sui carichi pendenti. Risultava indagata per reati ambientali: gestione di rifiuti non autorizzata. Ormai messa alle strette, l'assessora fa retromarcia. Anche se precisa: «Il 25 marzo, quando ho chiesto alla procura, il mio casellario giudiziario era pulito e non risultava nulla». Omette di dire che un secondo certificato la informava della sua cambiata posizione.

E la Raggi? Anche lei ammette: «Sono venuta a conoscenza dell'esistenza di un fascicolo a suo nome a fine luglio. Si tratta di una contestazione generica. Non appena ci saranno informazioni prenderemo provvedimenti». Troppo tardi, per non perdere la faccia. Il fatto è che ha nascosto a tutti che l'assessora era indagata. In mattinata aveva continuato a ripetere il ritornello: «Muraro mi ha garantito che non le è arrivato neanche un avviso di garanzia. Prima di giudicare vogliamo vedere le carte». Ora dice che era stata «informata prontamente» dalla Muraro, alla quale lei stessa aveva chiesto quel certificato dei carichi pendenti, come agli altri della giunta. Sia la Muraro che la sindaca hanno giocato sull'equivoco dell'avviso di garanzia, che può arrivare anche dopo mesi di indagini dei pm. Eppure la Raggi è avvocato e dovrebbe conoscere bene le regole giuridiche. Ma a questo punto la questione dimissioni si fa concreta e investe la credibilità stessa della sindaca grillina. La sindaca, però, insiste: «Noi attendiamo. Nessun passo indietro».

Aggiunge di aver e informato i vertici del M5S, anche se un membro del Direttorio come Carlo Sibilia dice di essere all'oscuro. Ma Grillo, Di Maio, loro evidentemente sapevano.

Ora le opposizioni chiedono le dimissioni, dal Pd a Fi, da FdI a SI. «Mentire a sangue freddo sulla propria condizione di indagata come ha fatto la Muraro è un atto di enorme gravità», attacca Stella Bianchi del Pd. E Francesco Giro di Fi: «Fuori dalle stanze del Campidoglio gente indagata per reati ambientali gravissimi». Il dem Andrea Romano: «Muraro, dopo aver mentito, ha il dovere morale di dimettersi. Ma se anche Raggi sapeva, allora è giusto che anche il sindaco alzi bandiera bianca». Una vicenda destabilizzante per la Raggi che, dopo le dimissioni di 5 «tecnici», cercava nuova credibilità con le ultime nomine. Vuole apparire autonoma dal Movimento, assicura che Beppe Grillo l'appoggia, ma solo con un sms e che ha ricucito con il direttorio romano e il vertice nazionale, pur avendo fatto «errori».

A Palazzo San Macuto sindaca e assessora si presentano con il piglio di chi, contro tutti, vuol far pulizia. La Muraro parla per l'Ama di «un sistema marcio da cambiare», ma la Procura sospetta che abbia favorito gli affari del ras dei rifiuti Manlio Cerroni e l'accusa anche l'ex presidente Ama Daniele Fortini. Solo «calunnie», replica. «Nel momento in cui avevamo iniziato a riorganizzare Ama hanno fatto scappare l'amministratore unico Alessandro Solidoro».

Ma al Giornale risulta che Solidoro, indicato dal capo di gabinetto Carla Raineri e dall'assessore al Bilancio Marcello Minenna, prima di dimettersi dopo appena un mese insieme agli altri 4, confidò: «Non capisco perché abbiano fatto fuori Fortini né l'ostilità della Muraro e della Raggi. Non ho trovato nessuna sua decisione, nessun atto, che non fossero più che corretti e che non abbia condiviso».

Le vere ragioni dello scontro tra Campidoglio e Fortini sono alla base delle indagini.

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