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La Raggi ancora nel pallone E ora anche Di Pietro si sfila

Il sindaco cerca di evitare nuovi pasticci sulle nomine Dall'ex pm alla Reichlin, nessuno vuol fare l'assessore

La Raggi ancora nel pallone E ora anche Di Pietro si sfila

Roma - Piove a dirotto ogni pomeriggio, maledetta Raggi. Ormai è un tiro al piccione, no alla colombella. Allegramente si spara sull'ambulanza di una Capitale smarrita, insicura, tramortita da trent'anni d'incuria, non certo e solo dai tre mesi dell'improvvisata terapia grillina. Il Pd però gongola e il premier Renzi sfoggia le sue battutine da oratorio (carina l'ultima: «Dovevano fare tutto in streaming, devono aver finito i giga...»).

Così, a Roma, piove sul bagnato e se ne vedono di tutti i colori. Persino l'inciso di un articolo sul maltempo pubblicato dall'Osservatore Romano è diventato ieri l'apertura dei quotidiani del coro. Corrierone («Caso Roma, la Chiesa accusa»), Repubblica (Vaticano: «Roma senza governo»), Messaggero («Roma in stato di abbandono»). Complice l'agenzia Ansa, che titolava un dispaccio con l'ultima di queste frasi, estrapolandola dal contesto. Ieri è dovuto intervenire il sostituto della Segreteria di Stato vaticana, monsignor Angelo Becciu, esprimendo «sorpresa» perché «non c'era alcuna intenzione di dare giudizi sull'operato della giunta. È giusto dare al nuovo sindaco di Roma, Virginia Raggi, il tempo di lavorare e affrontare i problemi cronici della città, che non possono dipendere dall'attuale amministrazione...». Non ci sono perciò né «frizioni», né «gelo» tra Vaticano e Campidoglio, confermava anche monsignor Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita. Ennesimo ballon d'essai.

Il gelo, semmai, potrebbe permanere tra i vertici di M5S (specie Davide Casaleggio) e la stessa sindaca romana, attesa alla prova dei fatti anche dai suoi Capi assatanati e dal popolo nutrito a pane e Web. La sindaca non vorrebbe creare altri pasticci sulle nomine, ritiene che non siano solo colpa sua, ma le regole grilline sono dure e cieche come pietre. Impazza il toto-nomi per il nuovo assessore al Bilancio, che potrebbe essere annunciato dopodomani, in Consiglio comunale. Tra le personalità più di spicco dei 14 curriculum che la Raggi studia da tre giorni, quello di Lucrezia Reichlin, economista della London Business University, figlia di Alfredo e Luciana Castellina. «Se fosse vero, non sarei interessata», ha però già fatto muro la Reichlin, che non ama di sicuro il circo Barnum che si scatena attorno ai grillini. Smentita secca anche da parte di Antonio Di Pietro, out-sider che solleticava molto i giornali. «Chi ha inventato questa panzana? Finiamola con la telenovela perché lo scherzo è bello quando dura poco», si è ribellato l'ex Pm, giustificando gli errori grillini in quanto «nessuno nasce imparato», scrive autoironico.

Per la poltrona-chiave in giunta si parla anche di un generale delal Guardia di Finanza (Ugo Marchetti), di Daniela Morgante (già lady dei conti nella giunta Marino), di Antonio Carmine Lacetra, Alessandro Pantoni, Saverio Canepa, Massimo Zaccardelli e Nino Galloni. Ma altri mille problemi assillano l'agenda: dalle poltrone vacanti in Ama e Atac, all'avviso pendente sull'assessore Muraro, che si è detta pronta a esser sentita dal Pm. Annullata per ora l'audizione in Senato sulle Olimpiadi 2024. La Raggi vuole pensarci, ma il «no» secco di Grillo le pone seri imbarazzi e una strada obbligata.

Tutti la tirano per la gonnella. Persino il sindaco di Subiaco le ha scritto: «Le Olimpiadi riguardano anche noi, Raggi convochi i sindaci della Città Metropolitana e decidiamo tutti assieme». Sono 121, forse neppure i grillini arriverebbero a tanto.

Giga permettendo.

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