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Raggi ora rischia l'indagine. E arriva il fuoco amico M5s

L'ex ad di Ama ha presentato un esposto contro di lei. La Lombardi: «Si prenda le responsabilità»

Raggi ora rischia l'indagine. E arriva il fuoco amico M5s

U n altro macigno rischia di cadere sulla testa di Virginia Raggi, in seguito alle intercettazioni in cui il sindaco di Roma faceva pressioni sull'ex presidente e ad di Ama, Lorenzo Bagnacani, affinché modificasse il bilancio della municipalizzata, prima di essere cacciato. Bagnacani, rivela l'Espresso nel nuovo numero, ha presentato un altro esposto, in cui chiama in causa la Raggi. E gli attacchi al primo cittadino non arrivano solo dagli antagonisti del M5s, ma anche dai nemici interni, che fanno capire che «oggi non si deve dimettere, ma se fosse indagata...».

Il primo fendente arriva dalla consigliera regionale e capogruppo M5s Roberta Lombardi, che sulla Raggi affila le armi: «Non ha voluto il mini direttorio? Si prenda le sue responsabilità». In un'intervista a La Stampa chiarisce: «Ci sono reati su cui anche solo l'indagine è particolarmente odiosa. Io non ho chiesto le dimissioni della Raggi per falso ideologico, se fosse però coinvolta da indagini di altro tipo, allora cambierebbe lo scenario. Ma spero che questo non avvenga». D'altronde, l'avviso di garanzia, dopo quelli all'assessore e al dirigente comunale, dopo l'uscita delle registrazioni aleggia chiaramente anche sul sindaco. Insomma, se veramente quelle pressioni ci fossero state, si potrebbe configurare anche qualche ipotesi di reato più seria.

Attacchi arrivano anche dagli alleati di governo dei pentastellati. Matteo Salvini confessa, «la Raggi mi ha chiesto aiuto per salvare Roma da degrado, turisti cafoni e incivili in genere. La circolare sulle zone rosse va in questa direzione. Basta leggere le norme e applicarle, ma evidentemente è distratta». «Io inadeguata? - è stata la replica di Raggi a «Piazza pulita» - Sarebbe come dire, visto che devi ancora restituire 49 milioni che la Lega in qualche modo si è presa allora dimettiti perché non sei in grado di fare il ministro dell'Interno». E poi c'è la Lega laziale che già punta la campagna elettorale sul caso. «Il problema di Roma - spiega il capogruppo in Campidoglio, Maurizio Politi - non sono solo le risorse ma è che il sindaco non sa dove andare. In tre anni solo disastri e nessuna idea per Roma». Gli fa eco il dirigente regionale del Carroccio, Fabrizio Santori: «Cosa altro deve accadere perché la Raggi lasci la sua poltrona? M5s faccia dimettere la Raggi per il bene della città». Il deputato di Fi Sestino Giacomoni non le manda a dire: «Ci auguriamo che la Lega abbia ormai compreso che la Raggi e Di Maio sono la faccia della stessa medaglia».

Dalla sua, l'ex ad Bagnacani fa capire che l'obiettivo era quello di privatizzare Ama, che a oggi è ancora senza presidente (si parla di una possibile nomina di Pieremilio Sammarco, già dominus di studio della Raggi). «Mi hanno mandato via - ha raccontato a Repubblica - perché non ho accettato di modificare il bilancio, come mi chiedeva arbitrariamente il Comune. Non per le performance, quelle le abbiamo migliorate». Sulla questione interviene anche l'ex consigliera del cda di Ama, Vanessa Ranieri: «La cosa che mi ha colpito è la modalità con cui Raggi ha detto in tv che avremmo redatto un bilancio irregolare. Valuterò nelle sedi competenti queste parole». Il tutto mentre il legale del sindaco, Emiliano Fasulo, annuncia: «Attendiamo di leggere l'esposto presentato da Bagnacani, per valutare se ci sono profili penali, come la calunnia o la diffamazione».

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