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Ragioneria, Guardia di Finanza e Inps, la maggioranza si spartisce le nomine

Tria all'attacco dei sovranisti: non vogliono che la Bce stampi moneta in deficit

Ragioneria, Guardia di Finanza e Inps, la maggioranza si spartisce le nomine

Roma - Una mezza vittoria per il ministro dell'Economia Giovanni Tria. Ieri il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla nomina di Biagio Mazzotta al vertice della Ragioneria dello Stato e di Giuseppe Zafarana a comandante generale della Guardia di Finanza. Poi Pasquale Tridico, designato presidente, non più commissario, dell'Inps.

Per il ministro dell'Economia una vittoria, anche se Tria puntava ad altro, alla creazione di un dipartimento per gli investimenti coordinato da via XX settembre. Piano che contrasta con le intenzioni del premier Giuseppe Conte e che piace poco al M5s e che infatti è naufragato.

Ieri Tria ha parlato, di investimenti e di altro. «Credo sia venuto il momento di discutere il tabù della monetizzazione del debito».

Sotto elezioni europee, e con l'Europa «da cambiare» al centro della campagna elettorale di quasi tutti i partiti, arrivano le parole del ministro dell'economia Giovanni Tria a sparigliare ancora i conti con la Ue.

Il titolare del Mef parla al Global sustainability forum organizzato dalla Luiss, e come ricetta per abbattere il tabù immagina un «finanziamento in moneta del deficit» che avvenga non per intervento dei singoli Stati, ma direttamente per il tramite della Bce.

Ma Tria sa bene che la possibilità di effettuare la cancellazione di parte dei debiti stessi da parte della Banca centrale, acquistandoli emettendo nuova moneta, è vietata espressamente dall'articolo 123 del trattato sul funzionamento dell'Unione.

Ed è per questo che proprio il ministro mette le mani avanti, e spiega che servirebbe «una revisione dello statuto della Bce».

E poiché la «revisione», come qualsiasi modifica, richiede di essere presa all'unanimità, quindi col pollice in su di tutti gli Stati membri, è evidente che rompere il tabù è tutt'altro che semplice, mettendo in conto l'ostilità praticamente scontata dei Paesi nordici, Berlino in testa, che non hanno mai concesso alcuna elasticità sul punto.

E infatti proseguendo nel suo ragionamento, il ministro dell'Economia italiano se la prende con il «sovranismo nordico», che contribuisce alla «strutturale paralisi decisionale europea», impedendo che la discussione sulla «costituzione del budget dell'Eurozona e del suo finanziamento» si sviluppi «misurandosi su differenti idee», e stoppando qualsiasi discussione sulla stabilizzazione.

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