Politica

In Rai è partito il toto-dg In lizza già nove nomi

Da Minoli a Cappon ecco i papabili. Dall'Orto rimarrebbe in azienda da parcheggiato d'oro

In Rai è partito il toto-dg In lizza già nove nomi

«Lo vedrò presto» assicura Padoan. Dunque il fatidico incontro tra il ministro dell'Economia, azionista della Rai, e il direttore generale Campo Dall'Orto non ha ancora una data ma ci sarà presto, probabilmente settimana prossima dopo il G7. Il dg Rai ha fatto filtrare la sua intenzione di rimettere il mandato al titolare del Tesoro, e di dimettersi se sarà questa l'indicazione che arriverà da Padoan e, dietro le quinte, dal premier Gentiloni. Le quotazioni delle dimissioni, dunque, salgono, ma niente è sicuro in questa fase di caos ai vertici di Viale Mazzini, e con la politica impegnata a sperimentare assi trasversali sulla legge elettorale. Il governo potrebbe anche chiedere a Dall'Orto di continuare, e traghettare la sua controversa gestione fino alla scadenza naturale, nel 2018, quando con le elezioni il quadro politico sarà più chiaro. Ipotesi al momento non da escludere, anche se data per meno probabile dai bookmaker di Viale Mazzini.

Il toto-dg, infatti, si è già scatenato. Nell'ombra, i papabili vengono sondati per capirne la disponibilità, e le condizioni per accettare un mandato non certo semplice (erediti una polveriera, con in prospettiva una campagna elettorale cruenta). Un consigliere di amministrazione (quota Pd) ha invitato a pranzo nei giorni scorsi Valerio Fiorespino, l'ex direttore delle Risorse Umane Rai fatto fuori da Dall'Orto (proprio sul capitolo assunzioni esterne finito sul tavolo di Cantone) e passato all'Istat, che ha posto come conditio sine qua non l'applicazione del piano Gubitosi. Non è chiaro per conto di chi (il Pd? il ministro Lotti?) sia stato interpellato Fiorespino, ma è certo che la carta di un «uomo Rai», una promozione interna oppure un ex di lungo corso, per succedere a Dall'Orto, sia molto condivisa, esterno naufragato nell'inferno di cristallo (come lo chiama Maurizio Costanzo) dell'ultimo piano di Viale Mazzini. Non a caso lo chiedono sia Forza Italia (Gasparri: «Basta con le investiture calate dall'altro, si privilegino soluzioni interne») che il Pd, col papabile nuovo capo comunicazione del partito, Michele Anzaldi, che dice «serve qualcuno che conosce bene l'azienda e sia in grado di partire il giorno stesso, se fosse una scuola direi qualcuno che sa come si insegna e ha già i registri degli alunni. O che almeno abbia insegnato in un'altra scuola». Subordinata che sottintende la figura più sponsorizzata dall'uomo Rai di Matteo Renzi, ovvero Giovanni Minoli, una vita nella tv pubblica, ora a Radio24 e La7.

Altro nome in circolazione, tra gli interni, è quello di Luciano Flussi, direttore generale Rai Pubblicità, già capo del Personale Rai, dove lavora da quarant'anni. Sempre in lizza Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema, mentre Mario Orfeo, direttore del TgUno, preferirebbe non bruciarsi e tenersi pronto per un Nazareno bis. E poi rispunta un evergreen come Claudio Cappon, già dg Rai due volte in quota centrosinistra. Attualmente è segretario del Copeam (Conferenza Permanente dell'Audiovisivo Mediterraneo), e non dovrebbe neppure spostarsi, perché il Copeam è ospitato proprio negli uffici romani della Rai. Cappon è pensionato, quindi sarebbe un dg senza stipendio (per legge), un dettaglio spendibile politicamente per la maggioranza. Tra i papabili esterni, in quota Margherita-Gentiloni, ci sono Paolo Ruffini e Nino Rizzo Nervo, mentre nelle ultime ore è partito un tam tam su Franco Bernabè, socio del renziano Carrai. E Dall'Orto? Non andrebbe via, ma parcheggiato d'oro in Rai.

Si mormora a RaiCom.

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