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Rai sprecona per seguire Matteo

Ben cinque inviati (con troupe) al G20 in Australia. E sui social network si scatena la protesta contro Viale Mazzini

Rai sprecona per seguire Matteo

Roma - Rai, di tutto, di più. Lo slogan del vecchio spot ritorna sempre utile quando si tratta di sottolineare alcune vecchie abitudini di Viale Mazzini. In tempi di spending review e di promesse di cure dimagranti per tutte le società finanziate dai contribuenti - Rai compresa visto che fu proprio il premier a chiedere immediati sacrifici all'azienda - la copertura giornalistica della trasferta di Matteo Renzi al G20 di Brisbane finisce sotto i riflettori critici dei social network.

È un fermo immagine dei microfoni spianati davanti al presidente del Consiglio - con relativa fascetta attraverso cui identificare la testata - a rimbalzare su Twitter e accendere la pubblica protesta contro gli «sprechi» della Rai, ovvero l'eccesso di presenze al seguito di Renzi. «Un esempio di audio 5.1, 5 microfoni Rai per intervistare Renzi a Brisbane». «La Rai manda 5 inviati (1, 2, 3, Rai News 24, Radio) multi pluralità di informazione? Spreco!!!! Tanto paghiamo noi!!!» si legge. «La Rai manda in Australia inviati Tg1, Tg2, Tg3, Rainews e chissà cos'altro. Non basterebbe Rainews?». E ancora: «5 microfoni Rai per intervistare Renzi a Brisbane in Australia. E io pago». Anche Franco Bassanini rilancia l'interrogativo sull'opportunità della mega-spedizione di inviati Rai nella lontana Australia, una trasferta sicuramente non a basso costo vista la distanza, sia pure per un evento giornalisticamente rilevante come il G20. «5 microfoni Rai per intervistare Renzi a Brisbane in Australia. Spending review?» twitta il presidente della Cassa depositi e prestiti. L'onda lunga della protesta on-line non si ferma. «Sprechi Rai. Sotto la bocca di Matteo Renzi in Australia vedo microfono di RaiNews, Radio1Rai Tg2, Tg1. Ne basta uno». «1-2-3-4-5 sono i microfoni del pluralismo Rai». «Renzi a Brisbane, la Rai manda 5 inviati (1, 2, 3, 24, Radio) multi pluralità di informazione? Spreco!!!! Tanto paghiamo noi!!!». «Rai compiacente, l'uomo si nutre di microfoni e telecamere». «E altrimenti come giustifichi 4 Tg? Io lo dico da una vita... per gli interni, pensa un po' in Australia».

Non è la prima volta che si pone la questione delle affollate spedizioni di giornalisti Rai - e naturalmente degli operatori di ripresa - verso terre lontane. L'azienda ha provato a stringere il cerchio (e i cordoni della borsa) imponendo una procedura delle trasferte più elaborata, attraverso una autorizzazione firmata dagli uffici del direttore del personale e del direttore generale. Il problema è che è difficile mettere d'accordo le varie testate e convincerle a utilizzare un inviato di un altro Tg oppure il corrispondente Rai (nelle sedi in cui è presente), dopo che da moltissimi anni è invalsa la prassi dell'inviato «personalizzato». E la trasferta del settembre scorso di Renzi negli Stati Uniti - in cui Tg1 e Tg3 riuscirono a mandare i loro inviati, al contrario di Tg2 e Rai News - ha fatto capire quanto sia faticoso modificare questo schema.

Il timore dei direttori è di avallare e stabilire una gerarchia interna, con tg di serie A e di serie B. Inoltre c'è chi sostiene che confezionare servizi identici su Tg 1, Tg2 e Tg3 possa appiattire il prodotto e penalizzare gli ascolti dell'azienda. In verità, però, ai tempi della Rai dei professori si procedette alla fusione dei vari Gr Radio in un unico radiogiornale. E di recente il dg Luigi Gubitosi ha presentato un piano che prevede la costituzione di due «newsroom»: nella prima confluirebbero Tg1, Tg2 e Rai Parlamento; nella seconda Tg3, TgR e Rai News.

Resistenze, dubbi e sospetti di dirigenti, sindacati e forze politiche sono, però, fortissimi.

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