Cronache

Rayan come Alfredino. Estratto dopo 100 ore "Ma non ce l'ha fatta"

Precipitato a 32 metri nel pozzo che stava scavando suo padre. Il re chiama la famiglia

Rayan come Alfredino. Estratto dopo 100 ore "Ma non ce l'ha fatta"

Una corsa a ostacoli e contro il tempo per salvare il piccolo Rayan. Alla fine i soccorritori ce l'hanno fatta a raggiungerlo, ma purtroppo Rayan era morto. Il piccolo è stato subito caricato in ambulanza e su un elicottero, ma per lui non c'era più nulla da fare, ucciso dalle ferite che si era provocato cadendo. Il re Mohamed VI ha telefonato alla famiglia per le condoglianze. La tragedia che ha tenuto tutti con il fiato sospeso era iniziata martedì scorso, quando il padre stava riparando un pozzo. «Ho staccato gli occhi da lui per un secondo, e il piccolo è caduto lì dentro», ha raccontato. La madre con le lacrime agli occhi aveva spiegato: «L'intera famiglia lo ha cercato. Poi ci siamo resi conto che era caduto lì».

Il dramma di Rayan Awram, cinque anni, è avvenuta nella città marocchina di Bab Berred, a 100 chilometri da Chefchaouen, sui monti del Rif e ha bloccato e scioccato tutto il paese nordafricano. Sono stati utilizzati macchinari pesanti per scavare senza sosta e il posto è stato trasformato in un cantiere di terra rossa con la campagna e i boschi circostanti. L'operazione è stata delicata perché c'era sempre la minaccia di possibili frane. I lavoratori con elmetti e giubbotti hanno trasportato barelle, corde, e altre attrezzature nella trincea. Per cercare di salvarlo con sei scavatrici è stato aperto un altro pozzo, molto più grande, a pochi passi dal pertugio. Arrivati in profondità, i soccorritori hanno cominciato a scavare in orizzontale un tunnel che raggiungesse il posto di Rayan senza farlo crollare. Il pozzo è profondo 32 metri e si restringe in profondità. Il suo diametro è di 45 centimetri nella parte superiore, lì dove si trovava Rayan 25. Questa storia ricorda quella di Alfredino, caduto anche lui in un pozzo a Vermicino nel 1981, morto in seguito all'incidente. La regione in cui si trova Rayan è molto fredda in inverno. Ma gli sono stati forniti acqua, cibo e ossigeno attraverso un tubo. E c'era anche una telecamera per monitorarlo. Lo ha mostrato da dietro sdraiato su un fianco e con alcune lievi ferite alla testa. Sul posto si trovavano i genitori del bambino e centinaia di persone, che sono state tenute a distanza dai militari. La folla scandiva «Allah u akhbar», «Dio è il più grande», in attesa di vedere il piccolo. Un elicottero della Royal Gendarmerie era pronto a trasportare Rayan in ospedale non appena liberato e c'era anche un'équipe medica per curare subito il ragazzo. «Stiamo dimostrando solidarietà a questo bambino caro al Marocco e al mondo intero», aveva affermato Hafid el-Azzouz, una persona sul posto. «Gli ho parlato via radio, ho sentito il suo respiro, respira a fatica, ma è vivo», aveva invece raccontato poco prima il padre mentre le preghiere a voce alta dei marocchini scandivano il ritmo dei lavori, giorno e notte. E le preghiere per Rayan risuonavano ogni giorno nelle 60 mila moschee del Marocco.

L'incidente ha suscitato un'ondata di simpatia online sui social media. L'hashtag «Save Rayan» è diventato virale. Il calciatore marocchino Achraf Hakimi ha sottolineato gli sforzi per il suo salvataggio sui social media, insieme alle emoji di un cuore spezzato e le mani unite in preghiera. Anche il calciatore algerino Riyad Mahrez ha partecipato al coro di solidarietà, e ha condiviso una foto di Rayan su Facebook insieme all'hashtag «Stay Strong». Poi c'è anche chi specula sulla tragedia. Una pagina Facebook fake è stata creata a nome del padre del bambino. E c'è chi ne ha approfittato per creare magliette vendute a 16,68 euro. Ma non finisce qui. Una donna nei giorni scorsi aveva creato un finto profilo Twitter e aveva comunicato la falsa notizia della morte di Rayan.

La polizia giudiziaria l'ha arrestata in meno di 12 ore.

Commenti