Mondo

Re del fitness pro Trump Scatta la rivolta Twitter di sportivi e dipendenti

Nel mirino una raccolta fondi per Donald Il tycoon insiste: limiti alla vendita di armi

Re del fitness pro Trump Scatta la rivolta Twitter di sportivi e dipendenti

New York È guerra tra il popolo del fitness e Donald Trump. Nel mirino non c'è la passione del presidente americano per il junk food, il cibo spazzatura, ma il motivo è - ancora una volta - esclusivamente politico. In particolare, a scatenare la polemica è la decisione del re delle palestre Stephen Ross di ospitare nella sua villa una delle raccolte fondi che il tycoon aveva in programma ieri negli Hamptons, la località vacanziera dei vip vicino a New York. La scelta del miliardario proprietario dei Miami Dolphins, ma anche di un impero sportivo con le palestre Equinox e Soulcycle (rivisitazione dello spinning dove si balla su una bicicletta all'insegna della spiritualità, popolare soprattutto nelle grandi città liberal) ha scatenato la rabbia dei clienti. Abbonati e dipendenti hanno minacciato di boicottare i centinaia di centri sportivi sparsi per gli Stati Uniti, mentre online dilaga l'hashtag #equinoxboycott.

Travolte dalle proteste e dalle cancellazioni dei detrattori del presidente, intanto, Equinox e Soulcycle prendono le distanze da Ross, assicurando che «non hanno nulla a che fare con l'evento di raccolta fondi e non lo supportano». Lui, invece, spiega di conoscere Trump da 40 anni: «Siamo d'accordo su alcune questioni, e non lo siamo per niente su molte altre - dice - sono stato e continuerò a essere un accanito sostenitore di uguaglianza razziale, inclusione e diversità». Intanto, il Washington Post rivela che i biglietti per partecipare all'evento nella magione di Ross a Southampton vanno dai 5.600 dollari sino ai 250mila a persona per il pacchetto più esclusivo, che comprende pranzo, foto e una tavola rotonda privata con il presidente.

Il tycoon, da parte sua, dopo le due sparatorie dello scorso weekend in Texas e Ohio spinge per una stretta sui controlli delle vendite delle armi da fuoco. «In Congresso c'è un sostegno enorme», afferma riferendosi ai cosiddetti background check, le procedure per verificare se chi compra fucili o pistole ha precedenti penali o soffra di disturbi psichici: il problema «non è una questione di Nra (la potentissima lobby delle armi) di essere democratici o repubblicani. Penso che possiamo davvero mettere a punto qualcosa di buono», continua, spiegando di aver avuto colloqui con molti membri del Congresso, compresi i leader di Camera e Senato (pure la speaker democratica Nancy Pelosi). «Le persone malate o folli non devono entrare in possesso di armi», assicura il Commander in Chief, che in precedenza, su Twitter, ha sottolineato la possibilità di arrivare a un testo condiviso «di buon senso e che vada bene per tutti». Tuttavia, ritiene che non ci sia bisogno di richiamare il Congresso dalle vacanze estive per discutere la misura. Una posizione condivida dal leader repubblicano del Senato, Mitch McConnell, il quale dice che i colleghi rientreranno a Washington come previsto all'inizio di settembre. «Avremo queste discussioni bipartisan, e quando torneremo speriamo di riuscire a unirci e ad approvare una legge - precisa - Se lo facciamo prematuramente, sarà soltanto un'altra esperienza frustrante per noi e per la gente».

Trump, nel frattempo, fa sapere di aver parlato anche con la Nra per fare in modo che «la loro opinione sia pienamente rappresentata e rispettata». Il numero uno della lobby delle armi aveva chiamato il presidente nei giorni scorsi per ribadirgli la sua contrarietà a un'estensione dei background check. Trump, però, sostiene che la resistenza della National Rifle Association non rallenterà la sua spinta alla riforma. «La Nra nel corso degli anni ha preso una posizione molto dura su tutto, e lo capisco - afferma prima di partire dalla Casa Bianca - È una pista scivolosa.

Pensano che se si approva una misura poi porti un sacco di cose negative, ma non sono d'accordo».

Commenti