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Un rebus con tre soluzioni: la strategia segreta di Grillo

Non apparire inciucista, assecondare i duri e puri, truffare. Renzi: ecco perché si aggrappa alla Rete

Un rebus con tre soluzioni: la strategia segreta di Grillo

L' inciucio è come quelle cose che si fanno ma non si dicono. Perché ora è l'imbarazzo che sembra mettere alle corde Beppe Grillo. Il leader del Movimento Cinque Stelle è alle prese con uno dei pochi dubbi della sua carriera da statista: «Come potrò fare tutta la campagna elettorale contro Renzi e Berlusconi se poche settimane prima faccio un accordo con Renzi e Berlusconi?». Il dubbio è legittimo, il rischio elevato. Rischio che all'apprendista stregone sia scappata di mano la situazione, che l'unica possibilità di sistemare le cose sia quella di chiedere aiuto al popolo della Rete, durante il fine settimana. Per questo alla Camera scoppia la polemica non appena inizia a circolare la voce che il voto sul «Tedeschellum» potrebbe non concludersi «entro venerdì». No, potrebbe slittare a lunedì, nel giorno dei risultati amministrativi. (Ipotesi confermata, si voterà lunedì, i capigruppo confermano). E allora la battaglia sugli emendamenti sembra diventare un'altra trovata grillina. Per i Cinque Stelle sembrano solo schermaglie strategiche, «moine» per marcare la differenza con chi ha partecipato al grande accordo. Un modo per sottolineare in extremis qualche dissonanza con i nemici del Pd e di Forza Italia, giusto perché la base sia più accondiscendente e con loro anche i «grillini» di lotta, da Roberto Fico a Paola Taverna.

Questo è il secondo scenario, quello sulla battaglia degli emendamenti. E sono due, in particolare, quelli che mostrano l'ambiguità o forse l'incertezza del Movimento. Un bluff, dal quale Danilo Toninelli, deputato grillino, prova a uscire così: «Noi vogliamo migliorare questa legge, non affossarla per non andare a votare. Per questo ci asteniamo sugli emendamenti per preferenze e voto disgiunto». Fischi in aula, ma ormai la confusione del Movimento è diventata palese due giorni fa. Con Grillo che prima interveniva sostenendo «nessuno capisce cosa stiamo facendo», poi correggendo su Facebook e definendo la nuova legge elettorale «complicata, ma costituzionale». Tutto e il contrario di tutto, con il solito Toninelli, cittadino deputato, diventato esperto di riforme istituzionali. È stato il primo ad accorgersi che il popolo del web non gradiva quanto stavano combinando lui e i colleghi grillini in commissione Affari Costituzionali. Dove i Cinque Stelle votavano contro l'introduzione del voto disgiunto. Decisione appresa con «sgomento» dalla Rete, così Toninelli tornava di corsa in commissione e invitava caldamente i suoi ad astenersi sulle preferenze. «Ma come astenersi? Ho appena mostrato un video del V-Day del 2007 dove Grillo lanciava la campagna per reintrodurre le preferenze, campagna che aveva raccolto oltre 400.000 firme. Oh, quel video ha fatto oltre 200 visualizzazioni in mezz'ora. E l'attacco che ho fatto contro le ambiguità di Grillo sul mio blog ieri ne ha raggiunte 8.000. Ormai sono penosi, fanno quello che gli pare e poi diranno ai soliti 30.000 talebani di ratificare nel fine settimana quello che loro hanno deciso nei palazzi romani. Adesso lo ammettono pure, una volta la Rete aveva una forza attiva, ora è solo passiva», sostiene Paolo Becchi, già ideologo dei 5Stelle. La sintesi è buona, Grillo e i suoi se ne fregano.

Terzo scenario: alla fine vinceranno comunque, battendo Renzi e Berlusconi con la legge che anche loro hanno voluto. E così, mentre persino Re Giorgio Napolitano solleva dubbi di incostituzionalità sulla legge elettorale, Beppe fa il pompiere.

Il mondo rovesciato, ma pochi hanno ancora il coraggio di dirlo.

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