Politica

Il reddito di cittadinanza è già realtà: lo intascano gli otto grillini "epurati"

Mura è l'ultimo caso: ecco i parlamentari espulsi dal M5s che non restituiranno più nulla

Il reddito di cittadinanza è già realtà: lo intascano gli otto grillini "epurati"

Un regalo di circa 2.300 euro mensili concesso ai parlamentari espulsi dal Movimento Cinque Stelle. Luigi Di Maio, il reddito di cittadinanza lo ha dato a chi ha buttato fuori dai gruppi pentastellati di Camera e Senato. L'ultimo, in ordine di tempo, è il deputato-velista Andrea Mura. Candidato in qualità di «supercompetente» (copyright Di Maio) all'uninominale, assenteista in Aula, espulso dopo le incaute dichiarazioni rilasciate al quotidiano La Nuova Sardegna in cui ammetteva candidamente di essere stato scelto dal M5s in qualità di «testimonial». «Faccio politica dalla mia barca», questo il concetto espresso da Mura. Epurato dai banchi grillini. Con conseguente guadagno.

Perché l'onorevole skipper, come gli altri sette stellati transitati nel Gruppo Misto, ora dovrà fare a meno di attenersi alle rigide regole di restituzione e rendicontazione stabilite dal Regolamento interno pubblicato un mese fa sul Blog delle Stelle. Di Maio gli ha tolto gli onori, ma anche gli oneri. A Montecitorio, Mura è in buona compagnia. Con lui ci sono Salvatore Caiata, indagato per riciclaggio, Catello Vitiello, massone, Andrea Cecconi e Silvia Benedetti, beccati dalle Iene a imbrogliare sui rimborsi della scorsa legislatura e Antonio Tasso, condannato in primo grado perché vendeva cd contraffatti. Ma, a parte i soldi in più intascati dagli espulsi, non è cambiato nulla. In attesa della decisione del velista, i cinque deputati sono tutti iscritti al Misto, nella componente Maie. Che sta per Movimento Associativo Italiani all'Estero, raggruppamento entrato in maggioranza con tanto di sottosegretario agli Esteri. Ricardo Merlo, senatore italo-argentino fondatore e presidente del Maie, si è piazzato alla Farnesina. E tutti gli «impresentabili» a votare a favore dei provvedimenti del governo Conte.

A Palazzo Madama i miracolati sono Maurizio Buccarella e Carlo Martelli, entrambi iscritti al Misto come indipendenti. Anche loro a stipendio pieno e in maggioranza. Sia l'uno sia l'altro facevano parte della pattuglia di taroccatori dei bonifici di restituzione, hanno deciso di appoggiare l'esecutivo gialloverde.

Proprio il caso della «rimborsopoli» grillina ha convinto i vertici a cambiare le regole per la gestione del trattamento economico dei parlamentari. È stato abbandonato il sistema delle quote da dare al Fondo per il Microcredito alle piccole e medie imprese, meccanismo che aveva favorito il proliferare dei trucchi per tenersi l'indennità tutta intera. Ora ogni «portavoce» deve restituire a un «conto di raccolta» almeno 2.000 euro dei 5.250 dello stipendio mensile, ai quali si vanno ad aggiungere i 300 euro da versare sul conto dell'associazione Rousseau «per il mantenimento delle piattaforme tecnologiche che supportano l'attività dei gruppi e dei singoli parlamentari». E non bisogna dimenticare le eccedenze dei rimborsi (pari a 1.000 euro) non spesi per gli eventi ufficiali del M5s e della quota corrisposta per collaboratori, consulenze, eventi e convegni. Nella scorsa legislatura, scandalo bonifici a parte, avevano suscitato polemiche le spese di molti parlamentari, compresi alcuni big. Alessandro Di Battista aveva intascato 1.021 euro alla voce «trasporti», Luigi Di Maio 5.900 euro per penne, matite e fotocopie. Mentre il senatore barese Lello Ciampollilo, con i suoi 16.668 euro in taxi, aveva stabilito un vero e proprio record.

Gli otto epurati, invece, non avranno più di questi problemi.

Commenti