Politica

Referendum: italiani incerti, ma il No è avanti

Indeciso metà Pd, dubbiosi pure gli elettori di Forza Italia, Lega e M5S

Referendum: italiani incerti, ma il No è avanti

Vinceranno i «Sì» o i «No»? Col passare delle settimane, l'esito del referendum istituzionale rappresenta sempre più un importante punto di svolta per la politica italiana. Ciò nonostante, è vissuta dalla popolazione in modo vago (non aiuta che non se ne conosca neanche la data) e sostanzialmente disinformato. Anche per questo, nessuno sa in realtà quali possano essere gli esiti della consultazione referendaria. Né sul piano della partecipazione (anche se non sarà necessario il quorum minimo di votant) né, tantomeno su quello del risultato finale.

Tutti i sondaggi contribuiscono a confermare l'esistenza di questo quadro nebuloso. Nell'ambito dell'ultima rilevazione in ordine di tempo condotta in merito (e realizzata il 26 luglio scorso dall'Istituto Eumetra Monterosa su di un campione rappresentativo della popolazione italiana con più di 17 anni di età), quasi un elettore su due (46%) dichiara di essere tuttora indeciso sul voto da esprimere. A costoro va sommato quel 14% che, nonostante il tanto clamore, afferma candidamente di non essere al corrente dell'esistenza di un referendum prossimo venturo. E anche quell'esigua (per ora) porzione di cittadini che già oggi ha deciso di non andare a votare.

L'indecisione è dunque sovrana. Essa risulta più frequente tra le donne e, specialmente, nella porzione di elettorato meno giovane di età (ma qui, in particolare tra gli ultra 65enni, si rileva anche un'importante accentuazione quasi uno su tre di quanti non sono nemmeno a conoscenza dell'esistenza del referendum). Ancora, l'incertezza è più diffusa tra chi appartiene a un ceto meno elevato e, ancor più, tra casalinghe e disoccupati. Che costituiscono, assieme agli anziani, le categorie meno centrali socialmente e assai poco raggiunte dal dibattito.

È significativo rilevare che gli indecisi sono presenti in misura consistente nell'elettorato attuale di tutti i partiti. Afferma di non avere ancora scelto il suffragio da dare al referendum ben la metà di chi esprime oggi l'intenzione di voto per il Pd e una percentuale di poco maggiore (52%) di quanti invece optano per Forza Italia. Quote importanti di indecisi (46%) si registrano anche nella Lega Nord, mentre tra i votanti potenziali M5S l'incertezza appare lievemente più contenuta e si attesta al 36%.

Nell'insieme, comunque, più di 6 intervistati su 10 non hanno formato sin qui la loro decisione. Saranno loro in realtà a decidere il risultato. Proprio l'alto numero di incerti, oltre ai noti limiti che le ricerche di opinione hanno nel prevedere comportamenti futuri (ne abbiamo già parlato, proprio su queste colonne), suggeriscono infatti di considerare l'insieme delle risposte di chi ha già maturato oggi la propria scelta come puramente indicativo e suscettibile di modificazioni anche rilevanti nei prossimi mesi.

Resta il fatto, tuttavia, che anche nella nostra rilevazione, i «No» appaiono oggi prevalere. Questa scelta risulta significativamente più accentuata tra l'elettorato maschile e, specialmente, tra quello più giovane, sotto i 35 anni. Si tratta di una opzione più diffusa tra dirigenti, imprenditori e liberi professionisti. Sul piano degli orientamenti politici, il «No» è ovviamente assai più gettonato tra gli elettori dei partiti di opposizione (e il «Sì» è di converso nettamente prevalente tra i votanti per il Pd)

Ma, lo ripetiamo, il dato predominante indicato da questo sondaggio (e da quelli che lo hanno preceduto) è quello della perdurante indecisione. Che è dovuta, in larga misura, alla mancanza di informazioni precise sull'oggetto vero del voto. Un vuoto che sarebbe auspicabilmente il caso di colmare, attraverso una adeguata campagna informativa da parte di entrambe le posizioni oggi in competizione. Anche se, per la verità, l'alto numero di indecisi dipende anche da una sorta di sospensione di giudizio nei confronti del governo guidato da Matteo Renzi che, come si sa, appare oggi meno popolare nell'opinione pubblica di quanto risultasse all'inizio del suo mandato.

Per molti, infatti, il voto al referendum rappresenterà in realtà una valutazione dell'operato dell'esecutivo.

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